Banca Asiatica delle Infrastrutture

Si è tenuta per la prima volta fuori di Cina e niente meno che nel Granducato di Lussemburgo la quarta assemblea annuale della AIIB, la Banca Asiatica delle Infrastrutture.
Retta dal motto di quest’anno, “Cooperazione e Connettività”, l’assemblea di quest’anno è di portata storica proprio per la sua sede. 
Più di mille delegati da tutti i paesi membri dell’AIIB sono confluiti nel cuore finanziario d’Europa, insieme a banchieri, manager e diplomatici dei vari paesi osservatori, per assistere alle dichiarazioni di Jin Liqun, il direttore generale della Banca.


Apertura ai mercati, connettività 5G, rispetto per l’ambiente, nuove tecnologie verdi. Una boccata d’ossigeno per tutti coloro che di questi tempi nutrono seri dubbi sulla viabilità di uno scenario globale ordoliberista e seri dubbi sulla capacità di una superpotenza economicamente dirigista (la Repubblica Popolare Cinese) di costituire oltre ad un fattore importante di crescita anche un faro di rispetto della proprietà intellettuale e di innovazione tecnologica e ambientale.
La scelta lussemburghese oltre ad avere un ovvio carattere di opportunità economica contingente e di presa di posizione finanziaria, ha soprattutto rilevanza storica per l’affermazione, in tempi di nazionalismi e protezionismi di vari colori, di una grande scelta di campo multilaterale. Il multilateralismo, così di moda nei passati decenni, sembra sotto attacco recentemente soprattutto alla luce di talune prese di posizione nordamericane. 
Non va ritenuto necessariamente che l’amministrazione Trump stia aprendo le porte ad una nuova dottrina isolazionista in termini economici: infatti non va mai dimenticato che la apparente chiusura nei confronti di talune merci (cinesi ma anche canadesi o messicane) si abbina sempre ad una sacrosanta e legittima pretesa di apertura soprattutto nei mercati finanziari e assicurativi, che molti paesi cosiddetti “free riders” hanno tenuto isolati e chiusi alle grandi compagnie americane (si pensi per esempio alla massa di capitali appetibili al mercato della gestione dei fondi o alle compagnie assicurative).
Il piccolo Lussemburgo, eccellentemente gestito dal ministro delle Finanze Pierre Gramegna, di origini italiane e grande amico del nostro Paese, dimostra come anche in un mare in tempesta una piccola barca può sfidare le maggiori tempeste, a patto di avere ben chiara la rotta e avere un timoniere capace e affidabile.
A qualche veterosimpatizzante sembrerà di risentire qualche spunto del vecchio Mao..e d’altronde è arcinoto che la storia non si ripete mai, ma a volte fa rima (Mark Twain).