Daniele Bevivino: Una tua breve introduzione ai lettori di Corriere Asia, dove sei nato, tuoi studi e/o percorsi professionali nell’ambito delle Arti Marziali.
Christian Kang Bachini: Prima di tutto un saluto a tutti i lettori di Corriere Asia!
Sono nato a Parma ma all’età di un anno e mezzo i miei genitori si trasferirono a Prato, quindi si può dire che sia toscano al cento per cento anche se amo definirmi un sangue misto che racchiude un po’ tutte le sfaccettature della nostra Italia.
Mia madre è del Sud, mio padre è Toscano e io sono nato in Emilia Romagna.
Venendo ai miei studi marziali posso dire di venire da un lunghissimo cammino iniziato quando avevo appena 8 anni. In seguito alla visione di un film di Jackie Chan dal titolo “Supercop” nacque in me una passione sfrenata per quelle arti da combattimento così funamboliche di cui Jackie era un maestro indiscusso. Diventai immediatamente un grande fan del cinema di Hong Kong e Orientale in generale. Così chiesi ai miei genitori di trovare una palestra che praticasse tali arti. Il primo approccio come per la maggior parte dei bambini fu col Judo e col Karate giapponese prima di passare finalmente allo studio del Kung Fu cinese.
Trovai un ottima palestra a Prato che insegnava stili tradizionali, quindi oltre alla grande dinamicità fisica che il Kung Fu cinese racchiude trovai anche ottimi bagagli tecnici per un allenamento votato anche al combattimento reale e da strada. Ho sempre voluto unire i due aspetti in ogni arte marziale che ho studiato. Volevo diventare un funambolo per motivi di scena e di resa al cinema ma volevo anche imparare a combattere realmente e non limitarmi ad essere un artista da circo e basta.
Il mio talento nel Kung Fu cinese si rivelò sin da subito e su consiglio dei maestri intrapresi anche la carriera agonistica che portò grandi soddisfazione e numerose vittorie. Crescendo poi mi dedicai anche allo studio di altri stili marziali, dal Ninjutsu al Tae Kwon Do, dalle XMA o arti marziali estreme al Wushu cinese, che è la versione moderna e spettacolarizzata del Kung Fu tradizionale.
Spostai i miei studi da Prato a Scandicci in una famosa scuola di Wushu cinese e mi dedicai all’attività agonistica anche in questo stile, nonostante i miei allenamenti fossero votati maggiormente a creare una fusione di varie arti marziali per raggiungere uno stile innovativo da portare al cinema. Ho anche insegnato arti marziali per un breve periodo a Prato aprendo una scuola insieme ad un mio amico pratese. Insegnare però non faceva per me. Io sono e resterò sempre allievo. La mia seta di apprendere non credo si sazierà mai.
Daniele Bevivino: Quando hai deciso di trasferirti in Cina e perché?
Christian Kang Bachini: Decisi di trasferirmi in Cina quando avevo dieci o undici anni credo. Amavo troppo quel cinema fatto di calci volanti e sparatorie con doppia pistola ed in me era già chiaro l’obiettivo finale e la mia ambizione. Volevo diventare una Star del cinema di Kung Fu ma non in America o a Hong Kong. Volevo diventarlo in Cina dove nessuno ci era mai riuscito. A Hong Kong c’erano già stati esempi di Occidentali diventati Star. Vedi Cynthia Rothrock, Richard Norton e persino Van Damme che ha lavorato con numerosi registi hongkonghesi. Persino Giorgio Pasotti fece alcune parti in dei film di Hong Kong. La vera sfida invece era la Cina Popolare che è cosa ben diversa. La nessun Occidentale si era mai affermato come eroe marziale. Ed io amavo la Cina in modo viscerale. Guardavo documentari, cercavo nei negozietti della Chinatown pratese cassette di film di arti marziali cinesi e via dicendo. E così decisi che un giorno sarei diventato una star “cinese” di arti marziali. Sognavo di lavorare su set circondato da Stuntman cinesi senza paura, pronti a rischiare la vita sui set, sognavo di respirare Kung Fu e azione quotidianamente e lavora fianco a fianco con i migliori coreografi del genere in un luogo in cui nessuno ci era mai riuscito. E dato che io sono sempre stato un pianificatore diabolico, a dieci anni mi misi a tavolino e decisi una tabella di marcia dandomi come scadenza massima per la mia trasferta in Cina l’età di 23 anni. Da 8 a 23 anni avrei avuto 15 anni tondi tondi di allenamento marziali e poi decisi di studiare almeno per tre anni recitazione, sceneggiatura e regia. Arrivato a 22 anni mi sentivo pronto. Girai due cortometraggi con l’aiuto di mio padre ed alcuni amici e a 23 anni, come da programma partii alla volta della Grande Muraglia.
Daniele Bevivino: Quando sei approdato in Cina qual è stato il tuo primo lavoro?
Christian Kang Bachini: Il primissimo lavoro fu una parte in un film indipendente girato a Shanghai. C’era una sola sequenza d’azione e tutto il resto era esclusivamente recitazione e tanta commedia. Le riprese durarono una decina di giorni per la mia parte. Il film era piccolo ma l’esperienza fu davvero divertente. Grazie al mio impegno avevo trovato questa opportunità dopo pochissimo tempo che ero sbarcato in Cina e quindi era quasi surreale per me trovarmi già nel bene mezzo delle riprese di un film cinese così in fretta. Tanto ero incredulo che ad essere sincero gran parte di quei momenti li ho quasi scordati. Mi ricordo solo tanta emozione e la coreografia della scena action dove ero armato di due nunchaku.
Daniele Bevivino: quali pensi siano le criticità e i punti di forza del tuo settore lavorativo in “Cina”?
Christian Kang Bachini: Il punto di forza è che in Cina le arti marziali sono il pane quotidiano sia nel Cinema che nella Televisione. E non solo, da Videogame a pubblicità, c’è sempre posto per combattimenti a mani nude e scontri di cappa e spada. Persino nelle Soap Operas sono inclusi siparietti d’azione. Quindi se sei bravo e sei un professionista di alto livello, il lavoro di sicuro non manca. Oltretutto ora va molto di moda usare anche nei videogiochi sembianze e movenze di attori popolari. Io per esempio sono già stato protagonista di due giochi, Wu Huen e Zhan Huen in cui i giocatori potevano usare il mio personaggio e combattere con il mio stile personale e le mie tecniche. Del gioco ho anche curato coreografie e diretto le sessioni di Motion Capture. Quindi come si vede il settore di arti marziali e il genere d’azione è in piena vitalità. Parlando dei punti critici, direi che prevalentemente ne vedo uno. La moda via via sempre più dilagante di iniziare ad usare Pop Star in ruoli d’azione senza che abbiano la minima preparazione fisica e marziale. A Hollywood è già usanza da tempo, in Cina sta iniziando adesso ma già comincia a rovinare la qualità di certi prodotti. Purtroppo quello che conta è il Box Office e l’incasso, quindi niente di più facile che mettere qualcuno con un grande following in film d’azione, film che in Cina hanno grande pubblico. Questa rincorsa all’incasso facile è di sicuro un fattore non positivo e rischia di sminuire le Arti Marziali a lungo andare.
Daniele Bevivino: Qual’è la parte del tuo lavoro che meno ti piace e quella che invece preferisci?
Christian Kang Bachini: La parte che più amo del mio lavoro è ovviamente creare le scene d’azione. Ritrovarmi con i membri del mio Stunt Team ed iniziare a creare i combattimenti, insieme, come una grande famiglia. Sono momenti di creatività pura, dove ti puoi sbizzarrire a provare e testare tutto quello che vuoi. Si scherza, si ride, ci si fa male. Vedere una coreografia prendere forma è una cosa magica. E’ come trovarsi di fronte ad un blocco di marmo ed iniziare a scolpirlo e alla fine del lavoro quando ti trovi sul set e la vedi prendere vita e forma la soddisfazione è unica. In Cina poi il 70% di quello che si vede sullo schermo è vero e reale. Sul set i sacrifici sono tanti, torniamo a casa spesso zoppicando, pieni di lividi. In sala di montaggio però ci sentiamo degli eroi. Abbiamo sofferto si, ma i risultati eccellenti ci fanno dimenticare tutto il dolore e la stanchezza. Io penso che girare azione, scene movimentate, dove devi rendere l’idea del dolore e della frenesia, far scorrere nelle vene dello spettatore adrenalina e farlo sudare, sia la forma più complessa e pura di quello che chiamiamo Cinema. La parte che meno mi piace invece è sicuramente dovermi confrontare con le idee dei produttori quando siamo sul set. Capita spesso che mentre osservano una scena se ne vengano fuori improvvisamente con qualche idea strampalata o con qualcosa che a loro non piace. Perchè qui non fate così? Facciamo in quest’altro modo! E questo rovina un po’ il mood sul set. Io però risolvo sempre girando due versione della stessa scena. Alla fine poi, in sala montaggio, monto sempre l’originale e quella che piace a me.
Daniele Bevivino: Quali sono a tuo parere le opportunità che oggi offre la “Cina” a chi intende trasferirsi per trovare lavoro nel tuo settore? C’è ancora posto per attori occidentali che volessero seguire le tue orme?
Christian Kang Bachini: Onestamente mi piacerebbe poter dire che la Cina è la nuova Hollywood e che chi vuole lavorare nel cinema può trasferirsi senza preoccupazioni certo che il lavoro non mancherà. Direi però qualcosa di non attinente alla realtà. La realtà cinematografica cinese è sempre molto autoreferenziale, ha le proprie regole, i propri confini. Ci sono moltissimi Occidentali che lavorano in Cina in vari ambiti e spesso si dilettano lavorando come comparse o in piccoli ruoli in serie TV o come classici cattivi in alcuni film. Sono però solo lavori extra giusto per divertimento. Arrivare in Cina e sperare di sopravvivere lavorando come attore credo al momento sia una cosa utopica. La mia è stata una eccezione quasi incredibile ma che è nata da un percorso ben preciso che ho effettuato. Grande umiltà, grande rispetto per la cultura locale e per i professionisti del settore, fatica estrema sui set e rispetto acquistato lavorando per tutto il primo anno con un crociato anteriore del ginocchio destro rotto. Ho spinto così tanto che alla fine mi sono rotto il ginocchio durante l’ultimo giorno di riprese di un film. Sapevo che il ginocchio stava per cedere ma sono andato avanti uguale. Ultima scena, ultima inquadratura. Tutti contavano su di me. Motore! Azione! Parto, eseguo un calcio particolare, atterro. Il ginocchio fa crack. Urlo e mi sdraio a terra. Tutti corrono verso di me e la prima cosa che chiedo è “La scena è venuta bene? Il film è completo?” Mi rispondono di si. Sorrido e dico che allora va tutto bene, l’importante è quello. La mia storia e la mia tenacia quindi sono state fuori dal comune ed è per questo oggi che mi definiscono un “Occidentale col cuore cinese”. Mi sento però di dire che la mia filosofia è che niente è impossibile. Quindi se si è abbastanza folli da voler provare la meta Cina allora perchè no. Per sfondare in Cina in campo di cinema marziale bisogna essere pronti a sudare e piangere sangue. Se si accetta questo non si sa mai cosa possa succedere.
Daniele Bevivino: Il tuo stile personale deriva dallo studio di tante discipline diverse. Ce n’è una in particolare, o più di una, di cui non avresti potuto fare a meno per sfondare nel mondo del cinema d’azione?
Christian Kang Bachini: Direi decisamente di si. Paradossalmente oggi il cinema di Kung Fu o il cinema d’azione a base di arti marziali in generale è sinonimo di calci volanti, acrobazie ai limiti della forza di gravità e via dicendo. Dall’avvento in particolare di Tony Jaa, la star Tailandese della Muay Thai, le arti marziali per il cinema si sono orientate ancora di più verso una ulteriore spettacolarizzazione delle tecniche da portare sullo schermo. Io stesso ho basato gran parte dei miei allenamenti su questo aspetto. Arrivato in Cina però mi sono accorto che in realtà l’aspetto che ancora fa più presa nel settore è la preparazione tecnica sugli stili tradizionali di lotta e gli aspetti più applicativi. Quando iniziai a lavorare come coreografo e Action Director notai subito che non erano i miei calci acrobatici o i miei salti mortali ad impressionare, al contrario gli stuntman, i camera operatori, e tutta la crew si emozionava quando iniziavo a coreografare le schermaglie a mani nude usando colpi di Kung Fu tradizionale, Silat, Krav Maga e via dicendo. Io ho sempre amato usare tecniche tradizionali per uno stile d’azione che io chiamo di “Escalation”. In questo mio stile ogni finale di combattimento consiste in una esclation appunto di tecniche marziali realmente applicative tramite le quali, aumentando sempre di più la velocità dei miei colpi “distruggo” letteralmente il mio avversario in modi anche decisamente brutali fino a metterlo KO nell’arco di pochi secondi. Quindi tutte le arti tradizionali di lotta in cui mi sono allenato sono state basilari per “impressionare” i professionisti del settore in Cina.
Daniele Bevivino: Giorgio Pasotti ha iniziato la sua carriera artistica proprio in Cina, recitando nei film di Kung Fu, ma oggi tutti lo conosciamo come attore di film drammatici e commedie che nulla hanno a che fare con le arti marziali. Pensi sia possibile continuare questo tipo di carriera in Italia?
Christian Kang Bachini: Io penso sia assolutamente possibile. Fino ad oggi il grande ostacolo è stata la mancanza di qualcuno in grado di girare film d’azione. Dopo grandi maestri come Enzo Castellari, Sergio Sollima etc, improvvisamente la qualità degli action nostrani è andata calando ed è infine sparita per motivi che ancora oggi non riesco a comprendere. Questo ha portato i produttori italiani ad adagiarsi sugli allori e a iniziare a produrre una serie interminabili di film dello stesso genere, vedi classico esempio le commedie natalizie all’italiana. E i produttori si sono talmente abituati a fare i soldi facili con certi prodotti che oggi sembra impossibile fargli cambiare rotta. In realtà anche al Box Office italiano quali sono i film che incassano di più? I Blockbusters americani o i film d’azione alla Luc Besson. L’azione piace a tutti, è qualcosa che permette al pubblico di allentare la tensione, di immedesimarsi in un eroe ed essere almeno per un po’ protagonisti di vicende ai limiti. L’azione ha mercato ovunque e in ogni settore, dai film per DVD ai film per la sale il genere action incassa sempre e comunque anche se un film è pessimo. Insieme al genere horror è quello che rappresenta la maggior sicurezza a livello di investimento. Adesso poi, con il mio rientro e il mio bagaglio di conoscenze ed esperienza di questi ultimi sei anni, anche in Italia siamo pronti per dare vita ad un nuovo genere d’azione che ci permetterà di competere anche sui mercati Internazionali e di dare nuova linfa vitale al cinema italiano. Io farò di tutto per vedere a breve campeggiare nei cinema italiani una bella locandina di una film d’azione e arti marziali tutto nostrano. I film cosiddetti “di genere” è ora che tornino ad essere i film “di classe A” come lo sono nel resto del mondo, dove i film definiti di genere invece sono i film d’autore.
Daniele Bevivino: In Italia non esistono corsi che insegnino come utilizzare le arti marziali sul set al livello che vediamo nelle grandi produzioni orientali e americane. Hai mai pensato di insegnare quello che hai imparato tramite workshop o veri e propri corsi?
Christian Kang Bachini: Diciamo che ogni attore e coreografo che allo stesso tempo è attore e quindi volto dell’azione, è sempre molto geloso del suo stil. L’esempio più eclatante è Jackie Chan che non ha mai prestato il suo stile a nessuno tanto che oggi il suo stile è ormai il suo marchio di fabbrica. Solo lui lo può eseguire alla perfezione e solo lui ne conosce ritmi e segreti.
Il mio stie personale allo stesso modo è qualcosa di cui vado molto orgoglioso e che custodisco con gelosia. E’ una stile anche di regia molto personale che mi sono conquistato e che ho creato da solo, nessuno me lo ha insegnato. E credo quindi lascerò che resti il mio marchio di fabbrica. La cosa però che vorrei insegnare tramite workshop e stage e alla quale sto già lavorando è come si gira una scena d’azione generica. Vorrei insegnare a chi è appassionato di questo genere cosa fa la differenza a livello visivo durante una scena di lotta. Anche per purificare il genere d’azione qui in Occidente dalla fastidiosissima tecnica della Shaky Cam introdotta da Hollywood nel film The Bourne Identity e che ancora oggi plagia gran parte degli action americani e francesi.
Daniele Bevivino: L’incontro con Jackie Chan sappiamo essere stata la grande occasione per consolidare la tua avventura nel mondo del Cinema, hai mai avuto modo di allenarti con lui o ricevere consigli dal punto di vista “tecnico”?
Christian Kang Bachini: No, sfortunatamente. Il nostro rapporto è stato soprattutto basato sulla parte lavorativa, sul come un Occidentale potesse inserirsi nel mercato cinese ed i suoi consigli sono stati tutti focalizzati su questo aspetto. Era un aspetto così complicato che ha trasceso la parte tecnica e fisica.
Daniele Bevivino: Quali lingue parli e quanto ha influito questo fattore nella tua carriera?
Christian Kang Bachini: Al momento parlo italiano, cinese mandarino e inglese. Cinese e inglese sono state le due lingue fondamentali per il mio lavoro anche se è stata la conoscenza del cinese mandarino ad essere decisiva per il mio percorso. Ho imparato la lingua vivendo la, lavorando sul campo, dopo un breve corso di cinese che seguii a Prato prima di partire per l’Oriente. Il fatto di trovarsi di fronte ad un attore in grado anche di recitare senza necessità di doppiatori è stato un ottimo biglietto da visita quando mi presentavo ai produttori. Oltretutto ho dimostrato una dedizione totale al mio lavoro e al loro mercato mettendoli in condizioni di usarmi nei loro film con estrema facilità. Il fatto di parlare cinese poi è stato anche importantissimo per la mia posizione di coreografo. Poter rapportarsi con gli stuntman in modo facile e rapido è fondamentale durante la creazione delle scene di lotta. Oltretutto è importante capirsi alla perfezione dato che è comunque un mestiere estremamente pericoloso. Se qualcuno fraintende una parola, la cosa può risultare in un grave infortunio. Parlando cinese posso lavorare in libertà totale con il mio team e ovviamente avere la loro massima fiducia.
Daniele Bevivino: Cosa fai nel tuo tempo libero? Riesci a tornare in Italia tra un progetto e l’altro?
Christian Kang Bachini: In Italia in realtà erano più di quattro anni che non rientravo con grande disperazione di amici, parenti e dei miei genitori in particolare. Il fatto è che in Cina lavoriamo a ritmi velocissimi, e io amo alla follia la vita sul Set. Quando sono immerso nel lavoro tendo a dimenticarmi di tutto ciò che mi circonda. Le nostalgie spariscono. Adesso i miei genitori ringraziano il cielo la possibilità di dare vita a queste co-produzioni Italo-Cinesi visto che se andranno in porto potrò fare ponte tra Cina e Italia più spesso. Per quanto riguarda il tempo libero, io adoro passarlo immerso nella natura. Con la mia ragazza ci dedichiamo spesso a lunghe passeggiate in questo o quel parco, in gite a Chong Ming, dove vivono i suoi genitori, e che rappresenta un vero paradiso di totale tranquillità. Siamo noi due, una moto elettrica e niente altro. Guido senza meta, all’esplorazione del posto. Inoltre amo molto leggere, quindi la sera non mi faccio mai mancare un bel romanzo horror o thriller, generi di cui sono grande appassionato.
Daniele Bevivino: Per gli appassionati del genere, in quali film possiamo vederti in azione?
Christian Kang Bachini: Mi duole dirlo, ma in Italia per il momento nessuno. L’esportazione delle mie pellicole non è ancora stata aperta, cosa che spero si sbloccherà non appena uscirà il mio primo film italo-cinese. E’ la stessa cosa che succede per tutte le Star orientali. Anche i film di Jackie Chan o Jet Li non uscivano da noi. Solo dopo il loro primo successo a Hollywood, è iniziata l’esportazione dei loro vecchi film. Per chi invece si trova nei confini della Cina mi sento sicuramente di consigliare “Chen Muo De Fu Chou” (in italiano potrebbe essere tradotto “La Vendetta Silenziosa”, un film di cui vado fierissimo. E’ stato il mio primo grande successo, dove interpretavo un ragazzo sordomuto costretto a combattere per salvare la ragazza che segretamente ama. Poi direi che non può mancare l’action comedy “Xia Dao Zhi Zhun”, un bellissimo omaggio al film “Once a Thief” di John Woo, in cui interpreto un ladro dal cuore d’oro, simpatico, spigliato e grande amante delle arti marziali, che insieme ai suoi due compari, finirà per essere tradito da un potente gangster di Shanghai e dovrà vendere cara la pelle per sopravvivere. Altri due titoli che amo molto sono il film in costume “Wang Ya Qiao : Fu Tou Bang Chuan Qi” (in italiano “La leggende della gang dell’ascia”) del quale dovrei aver girato un sequel quest’anno ma che per i miei impegni è stato rinviato, e infine il mio debutto alla regia in collaborazione con un regista cinese “Sheng Tou Lu Cheng” , film ispirato al filone dei film sui Ninja degli anni ’80.
Per continuare a seguirmi, ho un sito internet ufficiale christian kang bachini.