di Lorenzo Riccardi e Tommaso Siniscalchi
L’Associazione delle nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) è un’organizzazione nata negli anni sessanta con lo scopo di incoraggiare il commercio e le relazioni tra gli stati membri favorendo la crescita economica e la stabilità politica di tutta l’area.
Gli Stati fondatori sono Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore e Thailandia; successivamente hanno aderito altresì Brunei, Vietnam, Birmania, Laos e Cambogia.
Con l’inizio del 2010 l’Asean e la Cina hanno raggiunto un accordo di libero scambio (China-ASEAN Free Trade Area – CAFTA) che coinvolge circa 2 miliardi di persone (il più popoloso al mondo) ed in termini economici ha ad oggetto un volume di scambi commerciali di oltre 2 miliardi di dollari americani, importo inferiore solamente a quello dell’Unione Europea e dell’area di libero scambio del Nord America.
L’accordo risponde da una parte all’interesse della Cina ad un maggiore approvvigionamento di materie prime e risorse naturali a basso costo, dall’altra all’interesse dei paesi dell’Asean ad un sensibile aumento del commercio dei loro prodotti.
Tale accordo ha permesso la riduzione dei dazi doganali e delle barriere agli investimenti su oltre il 90% dei prodotti dei singoli paesi.
Tale liberalizzazione ha portato ad un notevole aumento del commercio bilaterale, al punto che la Cina risulta, ormai da diversi anni, il maggior partner commerciale dell’Asean, mentre l’Asean è il terzo partner commerciale della Cina, dopo Unione Europea e Stati Uniti.
Nel decennio 2005-2014 le esportazioni di merci Asean sono triplicate, con un tasso medio di crescita annua del 12%, mentre le importazioni di merci cinesi verso l’Asean hanno avuto un tasso medio di crescita del 13,5% (fonte: International Trade Center – ITC).
Oltre agli scambi commerciali, negli ultimi anni si è registrata una sensibile crescita anche gli investimenti diretti esteri (IDE), dalla Cina ai paesi dell’Asean.
il finanziamento non avviene solamente tramite investimenti di capitale ma anche attraverso altri strumenti finanziari, come gli aiuti pubblici allo sviluppo economico dei paesi più poveri dell’Asean, prestiti bancari e crediti all’esportazione. Nel 2010, inoltre, è stato istituito il China-ASEAN Investment Co-operation Fund (CAF), un fondo sovrano che si concentra su investimenti nei campi delle infrastrutture, energia e risorse naturali.
Questa realtà economica ha contribuito alla rapida crescita del PIL sia della Cina che delle economie dei paesi Asean, crescita di gran lunga superiore a quella di altri partner commerciali come il Giappone, gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
L’obiettivo, nei prossimi anni, è ancora più ambizioso, ossia raggiungere, entro il 2020, i 1.000 miliardi di dollari di interscambio commerciale, una cifra due volte e mezzo superiore al valore registrato nel 2014, ed aumentare lo stock degli investimenti diretti cinesi da 50 a 150 miliardi di dollari americani.
L’area di libero scambio, inoltre, sta ulteriormente crescendo: recentemente la Cina ha concluso accordi di libero scambio prima con la Corea del Sud e poi con l’Australia, il che costituisce una prima fase del grande progetto cinese volto a legare tra loro anche Giappone, India e Nuova Zelanda, raggiungendo così un area del valore di un terzo del PIL mondiale.