TOKYO: “Per girare ‘Nightmare Detective’ ho ripensato ai tempi della mia infanzia, in cui mi spaventava l’idea di addormentarmi perchè avevo paura di ritrovare i miei incubi. E’ una cosa che mi terrorizza e mi attrae al tempo stesso, come andare sulle montagne russe”.
Parola di Shinya Tsukamoto. Il Maestro giapponese, che non può essere schedato in un genere, come l’horror, perché le sue visioni deformano il quotidiano ed entrano di prepotenza nelle storie più svariate, ha parlato del suo universo da incubo in occasione della Prima Mondiale di “Nigthmare Detective”. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma esattamente un anno fa (proprio in questi giorni è in corso la seconda edizione, con novità cinematografiche anche dall’Estremo Oriente), ma non ha mai ottenuto una distribuzione nelle nostre sale e solo da poco è passato sui canali satellitari. “E’ la prima volta che vedo questo mio lavoro col pubblico e mi sembrava di vedere direttamente i miei incubi, e mi spaventavano” ha dichiarato in quell’occasione.
E di incubi “Nightmare Detective” (“Akumu Tantei”) parla in maniera diretta, costruendo un giallo la cui la soluzione, così come la serie di delitti, avviene all’interno del sogno, e un gioco di incastri in cui vittima ed investigatore agiscono penetrando le menti altrui. Mentre è in lavorazione “Nightmare Detective 2”, seconda avventura del detective perseguitato dal potere maledetto di entrare negli incubi (l’attore Ryuhei Matsuda), il regista racconta la nascita di questo film percorso da destabilizzanti inquietudini, che sembra ricongiungersi al tema cardine di “Tetsuo”, il film che lo ha reso celebre al grande pubblico e col quale ha vinto il Premio al Fantafestival di Roma nell’ 89. Già allora, con la storia della mutazione di un corpo che si ricopriva velocemente di metallo (non priva di sequenze splatter come quella del pene tramutato in trivella) Tsukamoto raccontava come la vita del protagonista si mutasse gradualmente in un incubo di demoni e sogni perversi. Ora, più maturo e meno “ad effetto”, si addentra in un thriller mentale in cui un serial killer, segnato da un orrore nell’infanzia, entra, durante il coma, in contatto telepatico con aspiranti suicidi costringendoli ad autopugnalarsi barbaramente mentre sognano. Un’investigatrice, (Keiko Kirishima), intuendo la trama perversa e soprannaturale dietro questi apparenti delitti, chiama in aiuto un giovane che possiede il dono oscuro di entrare nella mente altrui e di attraversarne gli incubi…
Il tema della persecuzione, che si tramuta in incubo, così come quello del suicidio, non è estraneo a Tsukamoto, si pensi a “A Snake of June” (“Rokogatsu no hebi”) in cui una donna apparentemente normale e felice, spinta da uno degli aspiranti suicidi da lei salvati, entra gradualmente in un universo di perversione erotica, scoprendo i suoi veri istinti e la sua vera natura ed iniziando una seconda vita, il tutto sullo sfondo di una metropoli piovosa ed anonima in una scenografia malata ed inquietante. Ma in “Nightmare Detective” l’incubo diviene esplicito e protagonista assoluto della storia.
S.T.: “Avevo da tempo il progetto di realizzare ancora un film con la tematica dell’incubo dopo ‘Tetsuo’ e attendevo il momento giusto per realizzarlo”.
G.A.: “Il film tocca anche il tema dei suicidi che si contattano via internet…”
S.T.: “Sì, volevo anche mostrare come nel mondo odierno giapponese si vedano spesso siti per suicidi e persone che si incontrano per la prima volta, pur non conoscendosi, compiono una specie di suicidio collettivo. In Giappone molti si suicidano facilmente, sembra che nella nostra società non ci si chieda a fondo cosa significa la vita e la morte. Non ci si chiede cosa si incontri realmente morendo. Io ho voluto far pensare a queste cose orrende e inoltre ho sempre cercato un rapporto tra la metropoli e gli esseri umani”
G.A.:”Ha studiato anche l’ambiente esterno?”
S.T: “Quando realizzo un film vado a vedere realmente cosa accade, come gli ospedali, o il mondo della boxe mostrato in ‘Tokyo Fist’. Per questo film ho sfogliato i libri di Jung e Freud, ma erano troppo complessi, così ho preferito affidarmi alla mia esperienza di quando ero bambino”
G.A.: Shinya Tsukamoto è spesso interprete dei suoi stessi film, e come in “Tetsuo” si era riservato il ruolo di feticista dei metalli o in “A snake of june” il ruolo di Iguchi, qui è l’uomo che si fa chiamare “0”, il serial killer dell’incubo.Lei ama attribuirsi ruoli inquietanti…
S.T:.”Sì, avevo il desiderio di interpretare il ruolo di chi perseguita le vittime”
G.A.:”Come giudica personalmente il dilagare del manga all’interno del Cinema?”
S.T.:”Non credo che il Cinema Giapponese stia diventando manga, anche se i cartoni animati vengono apprezzati moltissimo. La mia generazione è cresciuta insieme ai cartoni, era la vita quotidiana, così mi succede di vedere la realtà come un cartone animato e scompare il confine tra i due mondi. Ma mi sto riferendo solo a come vedo io le cose”.
Gabriella Aguzzi