Economia dell’India (Repubblica dell’India), i principali indicatori economici, infografica, i settori economici, commercio (dati e normativa), investimenti, (rischi benefici) i rapporti con l’Italia, fonti, siti web e libri in rete. 
L’economia indiana rappresenta un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. Il ritmo di crescita dell’economia indiana resta tra i più elevati su scala globale. 

Economia India
economia India infografica

Economia India indicatori e infografica

  • Prodotto Interno Lordo: 2.264 Miliardi di Dollari (USD)
  • Tasso di crescita economica: +7.1 %
  • Inflazione: 4,5%
  • Disoccupazione: 3,46%
  • Popolazione Totale: 1.335.250.000
  • Popolazione Lavorativa: 520,199,005
  • Tassazione: Imprese 30% – Individuali da 0% a 30%
  • Debito Estero: 456,140.000.000 Dollari (USD)
  • Debito interno: 69.5% del PIL

Analisi economia India

Nonostante il rallentamento dell’ultimo biennio, il Paese ha attraversato una fase di crescita accelerata, fino a diventare, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, la decima economia mondiale in termini nominali.

Dal punto di vista interno, questa crescita garantisce anche un aumento annuo costante del GDP procapite a prezzi correnti, ripercuotendo benefici su più livelli sociali.

Le previsioni per il futuro sono ottimistiche: il Governo di New Delhi si è dato l’obiettivo di elevare, entro il 2025, il contributo del settore manifatturiero al PIL dall’attuale 15% al 25%, creando al contempo circa 100 milioni di posti lavoro. Il Governo ha inoltre lanciato, negli ultimi anni, una serie di piani industriali, principalmente volti a colmare il deficit energetico ed infrastrutturale del Paese.

Secondo le stime più recenti diffuse ad aprile dal Fondo monetario internazionale (FMI), contenute nel World Economic Outlook (WEO), la crescita dell’India dovrebbe accelerare al 7,7% entro il 2018, portandosi sopra l’8% nel successivo quinquennio.

Settori economici India

Disponibilità materie prime

Il settore minerario-estrattivo contribuisce al 2.5% del PIL indiano (Central Statistical Organization). Secondo i dati del Ministero delle Miniere, l’India produce 87 tipi di minerali (di cui 4 combustibili fossili, 10 ferrosi, 47 non-ferrosi, 3 nucleari e 23 minerali minori).

In India, l’80% dell’estrazione interessa la produzione di carbone e il rimanente 20% riguarda altri minerali e risorse naturali quali oro, rame, ferro, piombo, bauxite, zinco e uranio. Sempre secondo le statistiche del Ministero delle Miniere il valore totale della produzione mineraria (escluso i minerali nucleari) nell’anno fiscale 2010-11 e’ stata stimata pari a US $ 41,79 miliardi.

L’India ha, inoltre, disponibilità di terre rare con riserve stimate in 3,1 milioni di tonnellate, ovvero pari a circa il 3% delle riserve mondiali, di cui l’India sta aumentando le capacita estrattive.

Una grande opportunità di investimento per le compagnie straniere è proprio l’estrazione, infatti in India non vi sono limiti agli investimenti esteri (ammessi al 100% con approvazione automatica) per l’estrazione e l’esplorazione di minerali grezzi ferrosi e non ferrosi, inclusi diamanti, oro, argento e preziosi, sono tuttavia esclusi i minerali contenenti titanio. In più sono ammessi al 100%  con autorizzazione automatica anche gli investimenti nell’estrazione di carbone e lignite con l’obbligo di utilizzo per il consumo nei progetti di produzione energetica, produzione di ferro e acciaio, cemento e altre attività previste nel Coal Mines.

Inoltre nel 2011 il Governo indiano ha approvato una nuova regolamentazione “New Mines and Minerals (Development and Regulation) Bill, 2011” con l’obiettivo di avviare una completa riforma nel settore minerario, tenendo in considerazione fattori quali la sostenibilità delle pratiche estrattive, lo sviluppo locale e l’impatto delle operazioni minerarie sull’assetto sociale.

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi

Gli investimenti stranieri nel settore automotive sono ammessi in India  fino al 100% e sono stati prossimi o superiori al miliardo di dollari in ciascuno degli ultimi 4 anni fiscali. I dazi ancora relativamente alti, uniti al basso costo del lavoro, sono alla base degli ingenti investimenti produttivi in India da parte di tutte le case automobilistiche mondiali. Negli ultimi anni tutti i principali gruppi stranieri (Toyota, Ford, General Motors, Nissan-Renault, Volkswagen, Honda, Hyundai e Fiat) hanno avviato significative espansioni della loro capacità produttiva in India, in particolare nei segmenti delle automobili di piccola dimensione, che incidono per quasi i tre quarti della domanda interna.

Secondo un recente studio di Ernst&Young la produzione crescerà  a ritmi sostenuti fino al 2020 in tutti i segmenti: veicoli per passeggeri, veicoli commerciali, due e tre ruote, trattori.

Il settore della componentistica auto – in forte espansione tanto che si stima possa triplicare entro il 2020, raggiungendo un valore pari a circa il 3,5% del Pil nazionale entro il 2020 –  è caratterizzato da una vivace competizione tra aziende sempre più conscie dell’importanza dell’aspetto “qualità”. Una vasta base produttiva a basso costo ed alta specializzazione ha attirato numerosi partner stranieri in questo settore, ma anche la produzione nazionale è ben sviluppata, con numerose aziende in grado di fornire prodotti di standard certificati.

Costruzioni

L’India sta compiendo un imponente sforzo di adeguamento infrastrutturale: nel quinquennio 2012 – 2017 (12° piano quinquennale) il Governo indiano ha annunciato investimenti per 750 miliardi di Euro. Il Governo punta a coinvolgere il più possibile il settore privato, ivi compresi investitori stranieri, nella grande opera di modernizzazione delle infrastrutture (autostrade, ferrovie, porti e aeroporti) secondo la formula delle Private-Public Partnerships e con operazioni BOT (Build – Operate – Transfer).

Tra le opere in programma figurano: Strade e autostrade, porti,  ferrovie e  sviluppo urbano.

Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata

Il settore energetico in India e’ stato quello che, a partire dal 2000, ha attratto maggiori volumi di investimenti diretti esteri. Gli IDE sono ammessi fino al 100%.

Un’attenzione particolare è da dare all’eolico: L’eolico si e’ sviluppato enormemente in India a partire dagli anni ‘90, soprattutto nella produzione di turbine, attirando colossi internazionali, nel 2011 la capacità installata nel Paese era di 14.156 MW, il che fa dell’India il quinto maggiore produttore al mondo dopo USA, Germania, Cina e Spagna. Il potenziale tuttavia e’ stimato attorno ai 48GW, che potrebbero diventare 70-100 GW in considerazione dei recenti sviluppi tecnologici.

Anche nel settore delle biomasse le potenzialità sono enormi: la capacità installata non raggiunge i 2 GW, mentre il potenziale sarebbe di quasi 20 GW. In India non esistono, invece, centrali geotermiche, tuttavia sarebbero state identificate più di 300 sorgenti, pari a una capacità stimata in oltre 10 GW.

Nel 2010 l’India si è posizionata all’ottavo posto al mondo per investimenti nel settore delle energie rinnovabili, per un valore che dovrebbe superare i 15 miliardi di dollari nel corso dell’undicesimo piano quinquennale (2007-2012). Ernst & Young ha elaborato un “indice di attrattività” degli investimenti nelle rinnovabili, sulla base del quale l’India si aggiudicherebbe complessivamente la terza posizione, dopo Cina ed Usa.

Prodotti alimentari

Il settore agricolo indiano è uno dei più grandi al mondo in termini di produzione e consumo: l’India è il secondo produttore di frutta e verdura al mondo e la sua produzione agricola costituisce l’8% di quella mondiale. L’agricoltura contribuisce al PIL indiano solo per il 16% (pur impiegando oltre la metà della forza lavoro indiana).

Nel settore del food processing gli Investimenti Diretti Esteri sono ammessi al 100% con approvazione automatica. Il Governo indiano sta inoltre cercando di sviluppare un progetto di Food Mega Parks, zone speciali caratterizzate da incentivi ed agevolazioni amministrative, per attirare investitori stranieri.

Il settore dell’arredo e design e’ particolarmente promettente in India alla luce del grande sviluppo dell’edilizia residenziale e del segmento ospitalità. Studi sulle abitudini del consumatore indiano, sempre più  attento a tendenze di carattere internazionale, confermano l’elevato potenziale del settore.

Commercio in India – import export

Import export

Import

Nel 2016 l’india ha importato per un valore totale di 344Miliardi di dollari, posizionandola al quattordicesimo posto tra i più grandi importatori mondiali. Durante gli ultimi cinque anni le importazioni indiane hanno subito una brusca caduta pari all’8,912% annualizzato dai 402miliardi di USD del  2011 ai 344 miliardi attuali. Le più recenti importazioni sono state guidate dal settore “Crude Petroleum” che rappresenta il 17,6% di tutto il totale importato dal paese, seguito dalle importazioni di oro che contano sulla bilancia per il 6,65%.

Export

Nel 2016 l’india ha esportato in prodotti per un valore di 256miliardi di dollari, decretandola come la diciottesima potenza esportatrice del mondo. Durante gli ultimi 5 anni le esportazioni hanno avuto un leggero calo pari al 1,585% annualizzato dai 274 miliardi del 2011 ai 256miliardi odierni. Di recente il settore che traina maggiormente l’esportazione indiana è il “Refined Petroleum” che rappresenta il 9,9%(25,4M USD) del valore totale esportato, seguito dall’esportazione di diamanti che equivale al 9,3%(24M USD) del valore totale. Di seguito a questi due settori leader troviamo il settore della gioielleria (12,6M USSD) e il package di medicinali (11.6M USD).

Investimenti esteri

Gli investimenti stranieri vengono approvati secondo due diverse procedure: automatica o governativa, in base alle modalità e al settore di investimento. Nella procedura automatica, l’investitore non residente o la società indiana non necessitano di alcuna approvazione da parte del governo indiano per l’investimento. Al contrario, nella procedura governativa l’investimento è permesso previa approvazione del governo indiano. Le proposte di investimento che necessitano della procedura governativa sono gestite dal Foreign Investment Promotion Board (FIPB).
Per l’attività produttiva in alcuni settori è obbligatorio ottenere una licenza industriale.
Le società a capitale interamente straniero possono ottenere approvazione automatica laddove operino nei settori ad alta priorità (es. produzione e trasmissione di energia elettrica); in caso contrario deve essere inoltrata richiesta al FIPB, che esprime il proprio parere in base a una serie di parametri. Il governo indiano riconosce infine massima priorità alle piccole imprese, le quali contribuiscono in modo significativo alle esportazioni ed al livello occupazionale ed ha predisposto pertanto una serie di agevolazioni di natura fiscale.

Normativa del lavoro

L’india è membro della Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ed è conforme alle convenzioni che ha ratificato.

Sono numerose le normative sul lavoro applicabili, tra le quali si segnala in primo luogo il Contract Labour (Regulation & Abolition) Act (1970) che si applica ad ogni impresa in cui sono impiegati venti o più operai o sono stati impiegati in qualsiasi giorno dei precedenti dodici mesi con contratto a termine. Gli interessi dei lavoratori a contratto sono tutelati in termini di salari, ore di lavoro, sicurezza sociale e sanitaria. Vi sono poi diverse normative più datate e relative a specifici aspetti del rapporto di lavoro, come la tutela sindacale (Trade unions act del 1926), il diritto al bonus (Payment of bonus act del 1965) o il diritto al risarcimento in caso di incidenti o infortuni sul luogo di lavoro (Workmen’s Compensation Act del 1923).

Investimenti in India – rischi e benefici

vantaggi di investire in India sono:

  • Dimensione del mercato e crescita della domanda: Mentre nella maggior parte delle economie di storica industrializzazione la domanda è ormai stagnante, i consumi indiani continuano a crescere, trainati dal sensibile dinamismo della “aspiring middle class”, che si allarga di anno in anno ed il cui reddito medio è in costante aumento (il reddito pro-capite disponibile è raddoppiato tra il 2005 ed il 2011).Tale trend positivo di consumo trova vantaggio nel dividendo demografico, con quasi la metà della popolazione (603 milioni di persone) al di sotto dei 25 anni di età.
  • Disponibilità a basso costo del fattore lavoro: La disponibilità di lavoro a costi competitivi rimane uno delle principali ragioni alla base degli investimenti in India nel settore manifatturiero. Grazie anche ad un tasso di alfabetizzazione del 74%, è possibile reperire manodopera qualificata e che conosce la lingua inglese, motivo principale per cui in India si è sviluppata una fiorente industria di outsourcing di servizi.
  • Disponibilità di risorse qualificate: L’India ha un solido e ben radicato sistema formativo, con oltre 20.000 università ed istituti di formazione, con un focus sulle discipline scientifiche. Ogni hanno si laureano in India 2 milioni di ingegneri (mentre 2,5 milioni concludono gli studi post-laurea). Il numero di laureati nelle discipline tecniche e scientifiche è raddoppiato negli ultimi 10 anni. La disponibilità di risorse umane preparate in campo scientifico e tecnologico è una delle ragioni per cui molte multinazionali decidono di aprire qui i propri centri di ricerca e sviluppo.
  • Disponibilità di materie prime: L’India è ricca in risorse naturali, specialmente carbone, ferro e bauxite. E’ il secondo produttore al mondo di cemento, il terzo di acciaio ed il primo di ferro ridotto (direct reduced iron). È inoltre tra i maggiori produttori al mondo di pellame. Le riserve indiane di terre rare sono stimate in 3,1 milioni di tonnellate, ovvero pari a circa il 3% delle riserve mondiali, di cui l’India sta aumentando le capacità estrattive. L’India ha inoltre disponibilità di cotone e grande varietà di tessuti, che ne fanno una destinazione privilegiata per l’outsourcing delle aziende di abbigliamento

rischi di investire in India sono:

  • Rischi politici: Il decentramento di poteri dal Governo centrale alle autorità dei ventinove Stati che compongono la Repubblica Federale indiana e’ un fenomeno in crescita che va di pari passo con il rafforzamento dei partiti locali e rende più complessa l?attuazione delle politiche da parte del Governo centrale.
  • Rischio sicurezza e terrorismo: I livelli di rischio nel Paese permangono significativi. Negli anni si sono verificati frequenti disordini interni, anche violenti, che possono acuirsi nelle fasi pre-elettorali e attacchi terroristici di diverse matrici.
  • Infrastrutture e trasporto merci: l’inadeguatezza della rete dei trasporti continua a rappresentare un rilevante costo. Ad essa si accompagnano tempistiche di sdoganamento delle merci piuttosto lunghi.
  • Accesso al credito: le principali agenzie internazionali di rating continuano a collocare l’India al livello più basso dello status investment grade: BBB-, Baa3 e BBB- sono le valutazioni di S&P’s, Moody’s e Fitch rispettivamente.
  • Infrastrutture distribuzione energia: la necessaria ristrutturazione del sistema di trasmissione e distribuzione di energia elettrica nel paese procede lentamente. Carenze nella sicurezza della fornitura, mancato adeguamento delle capacità degli impianti di produzione di energia elettrica e frequenti “black-out” sono tra i fattori critici che le imprese che vogliono investire nel paese devo tenere in considerazione.
  • Eccessivo peso della burocrazia e lentezza giudiziaria: ad una normativa spesso complessa e poco trasparente fa da corollario un sistema burocratico di autorizzazioni e licenze macchinoso e lento, non estraneo a fenomeni di corruzione. Ulteriori elementi problematici sono dati dalla lentezza della giustizia; alle aziende che intendono investire in India e’ consigliabile prevedere nei contratti clausole di arbitrato internazionale.

Rapporti Italia India

Tra i settori strategici per l’internazionalizzazione delle imprese italiane si segnalano le infrastrutture, la meccanica e meccatronica, le energie rinnovabili, il comparto automobilistico e il settore delle tecnologie agroalimentari.

Nei venti anni dal 1991 al 2011 l’interscambio Italia-India è cresciuto di 12 volte, passando dal 708 mln di euro a 8,5 mld di Euro. A partire dal 2012 è tuttavia iniziato un trend decrescente, che ha portato il commercio bilaterale a 7,2 mld di € nel 2014, segnando comunque un aumento del 3,6% rispetto al 2013 (fonte Istat). L’Italia è il quarto partner commerciale dell’India tra i Paesi UE (dopo Germania, Regno Unito e Belgio).

Nel complesso, l’export italiano verso l’India nel mese di aprile 2015 rispetto allo stesso mese del 2014 è cresciuto del  24,9%. L’export italiano accumulato nel periodo gennaio-aprile 2015, rispetto allo stesso periodo (gennaio-aprile) del 2014, è cresciuto del 12,7% ( superiore alla performance media verso gli altri paesi extra U.E. che e’ stata di +12.2%). Le importazioni italiane dall’India nel mese di aprile 2015 sono cresciute del 13,9%;  nel periodo gennaio-aprile 2015 del + 13% (fonte ICE New Delhi).

Macchinari e apparecchi continuano a rappresentare la prima voce dell’export italiano in India, con una quota attorno al 40%; oltre un quarto delle importazioni italiane dall’India rientrano invece nella categoria tessile-abbigliamento-accessori in pelle. Quanto al flusso di investimenti diretti, le aziende italiane nel 2012 hanno investito in India oltre 1 mld di Euro nel 2012 (fonte Eurostat). A fine 2012 l’Italia aveva in India uno stock cumulato di IDE pari 3,75 mld €.

I prodotti d’arredo sono in crescita costante (oltre il 30% negli ultimi anni) ed i prodotti del Made in Italy sono generalmente apprezzati per ricchezza di materiali usati, alto contenuto di design, qualità ed attenzione al dettaglio. Si può certamente parlare di un “pregiudizio positivo” nei confronti dei prodotti italiani in questo settore. Comincia a crescere anche il settore auto di lusso e SUV: marchi come Ferrari, Maserati e Lamborghini hanno negli ultimi anni aperto show room esclusivi nelle principali metropoli del Paese. Si può stimare un numero totale di oltre 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti sotto tre forme principali: sussidiarie possedute al 100%, Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d’obbligo nei settori con tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza.

Prodotto in collaborazione con RsA asia

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