Corriere Asia: Ci può descrivere brevemente il suo personale percorso professionale e le tempistiche che l’hanno portata a tali risultati?
Eleonora Villa: Mi sono laureata in Italia, al politecnico di Milano, con una laurea breve in Design di Interni, ma mi ero resa conto che non era qualcosa che mi soddisfaceva e che le opportunitá lavorative in Italia erano molto scarse. Cosí, finita l’università mi sono iscritta ad Asian Studies Group per studiare la lingua giapponese, da sempre mia grande passione, in precedenza già studiata a livello base, ma mai approfondita a causa della mancanza di tempo. Dopo mesi alla ricerca di un lavoro e di capire cosa fare della mia vita, decido di fare un primo viaggio studio di un mese qui a Kobe, sempre attraverso ASG. L’esperienza mi ha entusiasmato a tal punto che una volta tornata, dopo 8 mesi in cui ho lavorato come cameriera per risparmiare qualche soldo, ho deciso di tornarci ma per un periodo minimo di un anno. Dopo un anno, avevo già ottenuto un livello linguistico certificato (n2) che mi potesse permettere di di lavorare, ed inoltre qualche mese prima mi sono sposata con un ragazzo cinese che sta frequentando una specialistica universitaria qui in Giappone, così ho deciso di abbandonare la scuola e dedicarmi al lavoro, senza mai abbandonare un po’ di studio da autodidatta, ed iniziando anche lo studio della lingua cinese.
Corriere Asia: Quanto ha influito su questa scelta professionale lo studio della lingua giapponese in Asian Studies Group?
Eleonora Villa: ASG ha influito tantissimo su tale scelta. Molte scuole non danno una visione realistica ed appropriata del Giappone, soprattutto riguardo le possibilità che offre ma anche i problemi che ovviamente ci sono e sono tanti. ASG ha sempre premuto per farmi continuare lo studio in Giappone, in quanto ci sono tanti studenti che escono anche da universitá italiane famose, ma il cui livello di giapponese è bassissimo, poichè mai utilizzato in situazioni pratiche. Inoltre, siccome il trasferimento iniziale non è mai molto semplice, ASG, attraverso il suo contatto con la scuola di Kobe dove ho studiato, ha reso il tutto molto piú semplice e “fluido”.
Corriere Asia: Può spiegarci brevemente la sua posizione lavorativa attuale in Giappone?
Eleonora Villa: Attualmente lavoro part time come capo cameriera in un ristorante. Part-time in Giappone è una definizione fuorviante, in quanto lavoro comunque 8/9 ore, ma ho la possibilità di scegliere quali e quanti giorni a settimana. Ho aspettato a cercare un lavoro full time, in quanto mio marito sta ancora finendo gli studi (lavora anche lui part time, ma ha ancora un anno di università) e fino a quando non è chiaro se vogliamo o meno restare qui a vivere, preferisco non aver un contratto permanente. Oltre al fatto che un lavoro d’ufficio in Giappone, per molti italiani sarebbe estremamente difficile, in quanto gli straordinari sono frequenti e le ore di lavoro elevatissime. Vorrei un equilibrio tra lavoro e famiglia, che vorrei costruire a breve. Ed inoltre ho scoperto di aver una particolare passione per la cucina e nel breve futuro, dopo aver deciso se restare in Giappone o muoverci in Cina, ho intenzione di aprire a mia volta un ristorante, grazie anche all’appoggio che vorrebbero offrirmi i miei suoceri in tal senso.
Corriere Asia: Quali consigli si sente di poter offrire a chi vuole intraprendere un percorso simile al suo e quali prospettive professionali offre il Giappone ad uno straniero?
Eleonora Villa: Penso di aver accennato giá qualcosa nella risposta precedente. Il Giappone offre numerosi lavori per noi stranieri, ma a seconda della tipologia di lavoro puó significare anche un annullamento della propria vita privata. Tuttavia per lavori piú specifici, o sopportando una lunga gavetta, si possono trovare anche posizioni più congeniali a noi Italiani. L’unico problema, che spesso non viene detto, ma che può far fallire molte persone nel progetto di farsi una vita qui, è che per ottenere un visto lavorativo bisogna avere oltre a un contratto, una laurea in quel campo specifico, o da 3 a 10 anni di esperienza a seconda del campo lavorativo. Per cui alcune persone senza laurea precedente si sono trovate nella posizione o di dover rimpatriare o di dover prendere una laurea qui, che è però molto costosa. Le università qui, borse di studio a parte, sono molto più costose di quelle italiane e magari per alcune persone potrebbe esser più congeniale laurearsi in Italia prima di partire. Un’altra strada per il visto lavorativo, è aver frequentato delle senmongakko, ovvero scuole di “avviamento” a una determinata professione. A chi vuole intraprendere questo percorso mi sento di dire che è una bella faticaccia, ma che se si ha costanza, pazienza e forza di volontà può offrire tantissime soddisfazioni e un’enorme crescita personale.
Corriere Asia: Quali sono le sue passioni e cosa fa nel tempo libero?
Eleonora Villa: Nel tempo libero mi dedico allo studio, o alla visione di film e lettura di manga. Mi aiuta sia a migliorare la lingua che a rilassarmi. A lavoro finisco alle 2.30 del mattino, e anche i giorni di riposo, prima dell 16 di solito preferisco stare in casa a riposarmi piuttosto che uscire. Altrimenti vado in qualche caffetteria come Starbucks, facendo lunghe passeggiata per la città, dato che adoro camminare.
Corriere Asia: Quali secondo lei le motivazioni che dovrebbero spingere un italiano a trasferirsi e adottare il sistema di vita giapponese?
Eleonora Villa: Le motivazioni possono essere le più svariate, ma quelle che NON dovrebbero essere motivazioni sono: “Voglio vivere in Giappone perchè è tutto più kawaii” (lo è in parte, ma è anche un paese rigoroso, dove spesso la personalità viene uccisa, e anche nel lavoro bisogna adeguarsi, eliminare tinte ai capelli, smalto alle unghie, o gioielli per le donne e barba per gli uomini) “I giapponesi sono più gentili e romantici” (sono gentili, ma a volte è cortesia “di dovere” e a volte questo ti impedisce anche di capire cosa pensa un tuo stesso amico, creando una sensazione di distacco molto forte tra le persone. Ricordiamoci inoltre che è una società fortemente maschilista, e più che il romanticismo da manga, vi sono ancora tante disparità poco piacevoli). A spingere una persona qui, dovrebbe esser una seria passione su più livelli e un serio interesse ad apporfondire un altro modo di vivere. Il desiderio di imparare a gestire situazioni nuove e a imparare dei metodi lavorativi, che seppur duri, possono rivelarsi estremamente funzionali e utili, anche qualora si dovesse decidere di tornare in Italia.