Firmata la dichiarazione dei 10 a Qingdao. Cina, Giappone e Corea: via agli investimenti su energia e turismo

SHANGHAI: Proprio in giorni dove la situazione geopolitica in Asia orientale è destabilizzata dalle dinamiche relazionali fra le due Coree e il ruolo di Cina e Giappone rappresenta un coinvolgimento delicato nella situazione contingente, la necessità di salvaguardare il profilo delle intese commerciali su un’area che sempre di più sta sviluppando un microcosmo di relazioni autonomo e fiorente è rilanciata proprio questa settimana da un importante summit tenutosi a Qingdao e coordinato dalla OEAED, l’organizzazione per lo sviluppo dell’economia nell’Asia orientale. Il convegno ha portato ieri alla stipula di un Trattato di Cooperazione fra la tre potenze asiatiche di Cina, Giappone e Corea e allo stanziamento di un fondo di investimento.

L’esperienza della OEAED è iniziata solo 4 anni fa ma ha in breve tempo segnato l’inizio di una nuova era nella dinamiche di relazione commerciale in Asia orientale. Il fatto che la scelta sia ricaduta su Qingdao per questa edizione non è casuale. La città portuale nella penisola dello Shangdong  infatti insieme a Tianjin e a Dalian è quella che maggiormente ospita imprese giapponesi e coreane, coinvolte in fitte trattative commerciali. I documento firmato però ieri e annunciato oggi ufficialmente nei suoi articoli rappresenta un unicum senza precedenti: i 10 capoluoghi membri della OEAED hanno infatti sottoscritto una dichiarazione che muove alla cosiddetta "Yellow Sea Action", ovvero un consenso applicativo nel costituire un’area di free trade fra le città di Qingdao, Tianjin, Dalian e Yantai per quanto riguarda Cina, Kitakyushuu, Shimonoseki e Fukuoka per il Giappone, Busan, Inchon e Ulsan per la Korea del sud.

L’obiettivo è quello di valorizzare la presenza di investimenti esteri all’area East Asia ma presenti in Cina da tempo soprattutto nel settore del trading, della logistica e dei servizi affinché questi trovino applicazione concreta e implemento di attività anche su Giappone e Corea. Ecco che ancora una volta "la cassa cinese" fa da traino al dinamismo economico all’interno di tutta l’area. Inoltre la piccola conquista del summit di Qingdao sta ad indicare un’altra sottile dimensione ma non meno importante riflessione: se l’ASEAN rallenta la costituzione di un’area totalmente legittimata nel libero scambio per problemi di carattere più geopolitico, la amministrazioni locali membri del’OEAED cercano nel limite delle loro facoltà di autonomia locale su dazi di favorire quanto più possibile il crearsi di una dimensione agevole, almeno per quanto riguarda lo scambio di merci e servizi (siamo ben lontani dalla libera circolazione di persone).

Per quanto concerne i settori maggiormente richiamati durante il convegno due sono quelli che più hanno destato l’attenzione della commissione: l’incoraggiamento nel settore della green economy, con pieno coinvolgimento e scambio di informazioni e tecnologie, nello sviluppo di un modello città per città da condividere nei prossimi anni, e la valorizzazione del turismo locale e internazionale nell’area del Mar Giallo. Ecco allora che accanto a un programma di finanziamento per opere di forte sostegno economico e valorizzazione energetica secondo fonti alternative da impiegare in uffici amministrativi e pubblici, le amministrazioni hanno già steso un’agenda operativa per strutturare al meglio servizi di facilitazione, infrastrutture e elementi di attrattiva da coordinare in cooperazione nella costituzione di un nuovo scenario turistico interno fra Cina, Giappone e Corea.

E’ sicuramente il Giappone a sperare in una crescita delle relazioni e del volume di affari. Il sindaco di Fukuoka, Tsurukawa Hiroshi ha sottolineato la piena disponibilità della sua amministrazione nel valorizzare relazioni pari a quelle che Qingdao ha già consolidato da tempo con Busan in Corea. Sono i numeri a far parlare l’amministratore giapponese: in meno di un anno quasi 21 miliardi di dollari è il valore dei contratti di trading e scambio fra il porto cinese e quello sudcoreano, oltre 13 i miliardi reinvestiti in un fondo comune che include piani di investimento trasversale sui due mercati, dall’animazione all’elettronica, passando per il chimico e il meccanico. I progetti sono stati sottoposti da società coreane e ben 156 sono stati supportati sul territorio di Qingdao in meno di 3 anni.

I dettagli dei progetti presentati, i nomi delle aziende coinvolte nonché l’evoluzione strutturale del Fondo costituito a Qingdao per la cooperazione con Corea e Giappone sono stati pubblicati in data odierna da una guida del governo della città di Qingdao in collaborazione con China Daily.

Inutile dire che su una corsa simile da parte di interlocutori importanti sul panorama economico asiatico e internazionale, la prospettiva che l’impresa europea e italiana può necessariamente tentare è in primis quella di conoscere i cambiamenti che in meno di un un decennio stanno cambiando radicalmente le posizioni di interazione nella scacchiera di dialogo commerciale in Asia, proseguendo poi nel presentare senza egocentrismi fuori luogo i punti qualitativi, esperienziali e di concreta produttività che il nostro sistema può in alcune eccellenze offrire e valorizzare in mercati di grande dinamismo come quello che l’Asia orientale oggi offre.

 

Da Shanghai

Paolo Cacciato

contact me

 

 

 

Torna in alto