Malgrado l’intesa raggiunta nel 1991, l’episodio dell’impianto di trivellazione posizionato dalla Cina al largo delle coste del Viet Nam (fino al ritiro avvenuto lo scorso 15 luglio) è solo l’ultimo sintomo di una serie di tensioni, che animano le relazioni tra i due vicini nell’Asia Orientale. Nei due mesi in cui la questione ha tenuto banco, e che hanno visto anche l’affondamento di un battello vietnamita ad opera di una nave mercantile cinese, una serie di proteste è montata in tutto il paese. La dipendenza economica dalla Cina, restringe però il campo di azione per il governo di Hanoi, ora più che mai davanti ad un bivio.
Le relazioni tra i due stati, hanno infatti sfumature più marcate che non possono essere messe da parte. Con 24 miliardi di dollari di disavanzo commerciale, il Viet Nam riconosce la Cina come principale partner economico e commerciale, ma soprattuto il maggiore mercato di approvvigionamento di capitali e materie prime. Gran parte dei progetti di sviluppo di infrastrutture civili, impianti industriali e reti di comunicazione, sono in mano a società cinesi, il che aumenta l’influenza di Pechino su Hanoi.
Lungo il confine Nord del Vietnam sono centinaia le fabbriche che impiegano sia manodopera locale che lavoratori cinesi. Ma se da un lato questi ultimi vengono accolti con favore, in quanto sorreggono l’economia della zona, dall’altro sono anche il simbolo dell’occupazione cinese in atto. Il disagio aumenta se poi si considera il mercato nero del riso, fenomeno alimentato da contabbandieri al confine e sul quale vigila un controllo nullo da parte delle autorità di frontiera. Il tutto inevitabilmente a danno degli agricoltori locali.
Sull’onda delle spinte nazionaliste interne alcuni membri dei partito comunista di Hanoi starebbero ponendo pressioni sul premier Nyung Tan Dung al fine di limitare la sfera di influenza di Pechino sul paese. E a tal fine il sostegno internazionale è giunto da più parti, a iniziare da Stati Uniti e Giappone. Quello che non viene detto però, è quanto il partito comunista vietnamita sia davvero in grado di alzare la voce, e fino a che punto Hanoi possa scegliere una direzione indipendente dalle relazioni economiche con la Cina.