Lunedì 24 Agosto l’indice del mercato borsistico di Shanghai ha registrato un crollo record: -8,5%, la peggiore perdita mai registrata in un solo giorno da febbraio 2007. La notizia si ripercuote sui mercati mondiali e su tutta l’area asiatica, dopo che il crollo delle borse cinesi delle settimane precedenti aveva già scatenato una corsa alle vendite a livello mondiale. Il lunedì successivo, i mercati di tutto il mondo cedono valore: in Asia i mercati principali chiudono in forte perdita (-4.6% il Nikkei 225 di Tokio, -5.2% l’Hang Seng di Hong-Kong, in perdita anche Taiwan e Australia, dove l’indice principale chiude a -4.1%), mentre l’apertura in Europa e negli Stati Uniti è ovunque in calo.
Il trend negativo dello Shanghai index prosegue ormai da giugno. In Cina il prezzo delle azioni continua la propria decrescita, con una perdita stimata complessiva nel mercato dell’equity pari a 5 trilioni di dollari. Tutto ciò è stato affiancato da una serie di misure adottate dal governo con lo scopo di bloccare l’emorragia finanziaria causata dei listini locali. La banca centrale cinese ha tagliato dello 0,25% i tassi di interesse a un anno sui prestiti e sui depositi, portandoli rispettivamente al 4,6% e all’1,75%
Nel solo mese di giugno vi è stato un calo del prezzo delle azioni del 40%, la più grande caduta dalla bolla de titoli high-teck con il timore di una possibile espansione globale di tale crisi.
L’enorme crescita del mercato cinese (+150% per l’indice di Shanghai tra giugno 2014 e giugno 2015) riconducibile anche al fatto che innumerevoli piccoli investitori hanno investito in borsa, spinti dal desiderio di facili guadagni ha raggiunto un punto di rottura. Normale che dopo aver superato valori di capitalizzazione non più giustificabili, la bolla doveva prima o poi scoppiare. Ed è ciò che è successo. Il tutto in un’economia in rallentamento e con una moneta non ancora internazionale.
Le azioni del governo in tale contesto sono state le ragioni principali dei vari recuperi di valore. Vi è da sottolineare che il governo non ha intenzione di lasciare le redini del mercato, ma punta a migliorare in termini di efficienza le partecipazioni che controlla, senza esporle alla competizione globale. Tra gli obiettivi vi è sicuramente dare maggiore libertà allo yuan: la svalutazione del CNY rappresenta perciò un modo per ridare alle merci cinesi parte di quella competitività perduta, aiutando inoltre il settore manifatturiero a non perdere ulteriori standard di volume e posti di lavoro. Tuttavia, per valutare un’efficacia della manovra si dovranno attendere ulteriori svalutazioni nel breve-medio termine.
Nell’economia globale, la Cina sta trainando al ribasso i mercati emergenti, come Brasile e Indonesia, i cui sono strettamente legate all’andamento dellecommodity del ferro, oro, carbone.
Il cattivo andamento delle Borse asiatiche si riflette anche sull’andamento dei mercati europei, che hanno registrato insieme agli Stati Uniti una serie di chiusure in perdita e una generale flessione.
La Cina ha dimostrato quanto puo’ influenzare i mercati globali, sia trainando la crescita che aumentando i timori sull’andamento dei titoli azionari in tutto il mondo.