Intervista a Emanuele Cerri, fondatore del progetto Gaarawé Khao Sok, in Thailandia.

Gaarawé Khao Sok è un progetto di ecovillaggio, nelle foreste poco distanti dalla città thailandese di Surat Thani.
In generale, “gli ecovillaggi sono insediamenti umani che integrano varie attività, non producono danni all’ambiente naturale, si basano sullo sviluppo olistico e spirituale dell’uomo e possono continuare indefinitamente nel tempo”. Per avere maggiori informazioni in merito a questo fenomeno – al contempo antico e post-moderno – segnaliamo la pagina rispettiva del sito di Viverealtrimenti.
Entriamo ora negli appassionanti dettagli biografici di Emanuele, da Cattolica alle foreste di Khao Sok.

CA: Puoi introdurti brevemente ai lettori di Corriere Asia? Qual’è, genericamente, il tuo background?
EC: P’Lele, così mi chiamano in Thailandia (Fratellone), sono Romagnolo di Cattolica.
Sin da adolescente faccio atletica, salto in alto, decatlon, lo sport mi ha dato tanti insegnamenti e forza che sono serviti nel percorso per arrivar fin qui.
La mia vita lavorativa, come quella di molti ragazzini in Romagna inizia con il lavoro di “casa”, ristorante sul mare di papà e continua con decine di esperienze nel turismo, dalle discoteche della Romagna della fine degli anni ottanta: Byblos, Paradiso, Pascià, ecc., come barman, fino a direttore in un locale Jazz nel quale ho conosciuto artisti strepitosi: “Tony Sot al clarinetto, Bob Mower col suo indimenticabile saxofono…”, come tante esperienze occasionali per catering e fiere.
Poi lavoro a Campiglio e in estate mi sposto ancora nei grandi locali marchigiani.
Nel ’91 apro un mio locale, un pub ristorantino a Cattolica, ho 21 anni, locale molto grazioso sotto un castello, tante storie da raccontare e ricordi che riempiono l’anima.
Collaboro successivamente con la famiglia Orfei, avevano messo in piedi un tendone adibito a discoteca, un successo; lavorare con loro è stato un onore, un piacere e un mio personale successo. “Le Follie” si chiamava, esperienza unica e diversa dalle altre fino ad ora conosciute.
Prima di partire per la Thailandia faccio anche altre esperienze per contribuire ad avviare nuovi locali, in Romagna, a Capri sulla meravigliosa grotta azzurra, a Taormina, in Sardegna e, per finire, un’esperienza come manager a Capo-verde… indimenticabile.
Tutte strutture di grandi dimensioni e diverso stile, dove lavoro in veste di Food and Beverage Manager: la logistica, le emergenze, le risorse umane, strutture a servizio di una comunità di turisti, con una comunità di lavoratori a servizio. Già allora mi piaceva pensare:

“Se servono 250 persone tra camerieri, cuochi, amministratori, giardinieri, tecnici, bagnini, animatori, eccetera eccetera a far funzionare un hotel 4 stelle con capienza di mille e 500 ospiti.
Se tutti avessero una funzione costruttiva e partecipativa per fare crescere anche la vita alimentare intorno a loro e non solo, anziché accontentarsi degli standard di etichette internazionali alberghiere appassendo al sole con tristi creme e facendo tutte le escursioni in tempi sempre più ristretti. Se tutti partecipassero attivamente allo sviluppo con una gestione organizzata, mezz’ora al giorno di lavoro a testa sarebbe sufficiente; ben coordinati come si ha il potere di coordinare la squadra che lavora sempre molto di più di quel che si deve”.

Inizio lentamente ad avvicinarmi all’Oriente, prima con una vacanza, poi la decisione di fare un intervento ai denti. Decido di trascorrere un anno in questi luoghi e prendo un bar sulla Bangla Road, a Phuket, per sei anni. Un percorso Dantesco, ricco di esperienze. Un buon successo.
Quando riesco a uscire da “Matrix” e vendere il bar, inizio il mio viaggio sabbatico alla ricerca di un sogno, col motorino.
Questo viaggio è descritto in un mio diario di bordo con un migliaio di pagine. Trovate un breve video di sintesi sul nostro account facebook. Merita visione!

CA: Come sei arrivato alla decisione di creare un ecovillaggio proprio in Thailandia?
EC: Lo scorrere degli eventi della vita mi ha condotto qui, sono arrivato nel 2005. Ci ero stato già altre volte in passato come semplice vacanziere e esploratore, amo questo paese.
Nel 2009 vendo il bar e parto.
Gli ultimi tre anni li ho passati alla ricerca di un luogo incantevole,che avesse la possibilità di sviluppi commerciali e sostenibili.
Con un motorino, per sessanta mila chilometri attraverso foreste Thai, mi innamoro delle cascate, visito templi, esploro cave straordinarie e remote, vedo villaggi antichi e scopro comunità a me sconosciute.
Ho investito in questa ricerca parte dei miei risparmi finali.
Finalmente dopo rinvii, cambi di programma, nuove conoscenze, studi accurati, si comincia.
Ho trovato la mia terra promessa ma sembra che nulla stia andando come pianificato.
Sotto certi aspetti è tutto meraviglioso, mentre sotto altri i piani che avevo deciso non si sviluppano come pensavo. Il tutto prende una piega dettata dai tempi delle stagioni, i ritmi scritti sulla carta scompaiono.
La decisione dell’ecovillaggio era un sogno che coltivavo da anni, è maturato col tempo, ho la consapevolezza che in Thailandia uno straniero necessita di maggiore liquidità rispetto a un Thailandese per vivere una vita sostenibile, quindi la mia ricerca si è indirizzata verso un luogo che potesse avere caratteristiche commerciali, con sviluppi inerenti ai nostri intenti e alle nostre esigenze, per poter vivere in questo Regno con le sue regole restrittive.
Perchè un ecovillaggio? Per rispondere a questa domanda basta una semplice frase:  Il desiderio di lasciare questo pianeta migliore di come lo abbiamo trovato.
Con l‘augurio di divenire prima indipendenti, per poi essere in grado di ospitare bambini tramandando loro uno stile di vita armonioso. Saranno le nuove generazioni a giudicarci.

CA: Puoi spiegarci in breve cosa sia la permacultura e perché hai pensato potesse essere la pietra angolare del vostro progetto eco-comunitario?
EC: La permacultura ci fornisce gli strumenti necessari per avviare una comune. Come edificare, fare un acquedotto, fare orti sinergici e foresta alimentare, questo e tanto altro.
Prima di sapere di cosa si trattasse sognavo…
…Ero già a conoscenza dei progetti del Re qui in Thailandia, che fanno ben capire che cosa è la permacultura. Con le esperienze che ho avuto come manager in grandi villaggi turistici, già mi immaginavo una organizzazione rurale, artigianale, con poca tecnologia e solidarietà umana, fatta di compartecipazione per crescere e svilupparci anche, perché no, con l’aiuto della rete.
Insieme a Davide, un ingegnere civile e ambientale che ha vissuto con me per tre mesi, abbiamo pianificato il tutto. Con lui ho avuto una conoscenza approfondita della permacultura, prima avevo solo nozioni di base sugli orti sinergici.
Abbiamo fatto i primi passi per insediare il territorio senza esperienze alle spalle ma con un approccio permaculturale.

CA: Quali prospettive vedi per il vostro esperimento e che contatti avete con altri esperimenti simili o con reti di comunità ed ecovillaggi in Thailandia e nel mondo?
EC: Un amico, Tiziano Matteucci, ha scritto qualcosa sul nostro esperimento, lo accetto e mi procuro il libro che lo menziona. Lo posiziona in un:“interregno”
Ne cito una parte:
“…Interregno significa che le vecchie leggi, le vecchie regole e le vecchie situazioni non funzionano più, non valgono più, ma quelle nuove non sono ancora state inventate. Dunque ci troviamo tra due fuochi, per così dire, in un processo di cambiamento…”
Prima di arrivare qui il mio percorso mi ha portato in Italia un paio di volte, con la mia compagna Thai e l’auto del vecchio a gas, ho fatto un bel giro, abbiamo ammirato le dolomiti viste da Luson, ospiti a casa di amici.
Ho visitato e ammirato le meccaniche di Damanhur e ammirato il suo maestoso tempio.
Abbiamo trascorso una notte indimenticabile ospiti dai magici Elfi sugli appennini Toscani. Io amo gli Elfi.
Infine volontari/amici di amici in Umbria ad Umbertide con i Semi Bradi, comunità contadina e rurale.
Un periodo trascorso ad aiutare Fabio e la sua famiglia, indimenticabile. Lo stile di Fabio ha magnificenza, amo i Semi Bradi, lui è il dottor Dolittle.
Per ultimo abbiamo visitato una comunità Buddista Thailandese presente nel Lazio, il Monastero Santacittàrama.
Siamo rimasti in corrispondenza con un Venerabile Monaco Toscano.
Il viaggio è proseguito in Thailandia, a Chiang Mai, abbiamo stretto amicizia con Pì Tongbai, Madrina della Home stay: Maejo-baan-din.
Poco distante da PunPun ove Jhon Janday, fondatore e venerabile maestro, insegna e promuove lo stile di vita auto sostenibile.
E se ci spostiamo ancora un pochino c’è la comunità di Panya, meccanicamente è una scuola di Permacultura che si rigenera coi buoni corsi che offre di permacultura, rivolta ad un pubblico internazionale.
Ospite a Maejo-ban-din, ho organizzato e cucinato spaghettate collettivequa e là, trascorso del tempo con loro, come amico ad aiutare a fare i mattoni a PunPun, rastrellare il giardino a Maejo, rivoltare il compost con Davide a Panya, ma soprattutto stringere legami di fratellanza con loro, sapendo che quando siamo pronti per ospitarli, verranno a darci manforte. Anche Touch, la mia compagna, ha assimilato molto della vita, con meccanismi di organizzazione diversi tra loro e ora noi speriamo di offrine uno nostro.
Intanto il viaggio prosegue con un cinema sotto le stelle già in funzione.

CA: …E allora che il viaggio vi sia propizio. Grazie per la ta testimonianza.
EC: Grazie a te per avermi dato l’opportunità di offrirla ai lettori che sono, naturalmente, tutti invitati a farci visita, previo contatto email. Potete scrivere a consapevoledelnulla@gmail.com.

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