Questa settimana la ricetta che vi proponiamo è forse meno particolare e meno “orientale” di quelle proposte fin qui. Certamente ci sono ancora molti piatti della tradizionale cucina giapponese che ci aspettano, ma ogni tanto vorremmo sfatare il mito del giapponese che mangia esclusivamente riso e pesce calandoci un po’ di più nella quotidianità e nei ritmi della gente comune che non ha certo il tempo e il modo di mangiare ogni giorno “piatti tradizionali in modo tradizionale”!
Come abbiamo già detto in passato, una cosa che in Giappone non manca sicuramente sono i ristoranti, i locali di ogni tipo e prezzo e i minimarket. Aggiungiamo anche i distributori automatici di bibite calde e fredde ed ecco che in ogni strada di ogni città ci si ritrova letteralmente circondati da ciò che più ci aggrada e che ben si armonizza con le nostre possibilità economiche.
Oltre che dei gusti e del denaro, la massiccia offerta di cibo tiene conto anche e soprattutto (e come potrebbe essere diversamente in Giappone?) del tempo.
Tempo (poco) necessario per mangiare e tempo inteso come orari diversi che non seguono i canoni occidentali di pranzo e cena e che costringono ad un’offerta costante per tutto l’arco della giornata.
A questo proposito anche le offerte sono molte e diversificate.
Ad esempio ci sono locali dove si può mangiare una bella scodella di pasta in brodo bollente…in piedi! Soprattutto nelle zone centrali delle grandi città dove ci sono molti uffici che non dispongono di una mensa, gli impiegati (chiamati in Giappone “sarariman”, ossia uomini-salario, a volte usato quasi come un dispregiativo per indicare una professione dipendente e legata esclusivamente alla paga mensile) durante la pausa pranzo si trovano spesso a mangiare in piedi, davanti a mensole o alti tavolini, scodelle di zuppe o pasta come soba o udon, consumando il tutto in pochissimi minuti! Tra l’altro sembra che anche in estate venga considerato molto piacevole mangiare cibo bollente, possibilmente anche piccante, che stimoli una copiosa sudorazione nonostante la tassativa camicia e cravatta ( …è chiaro che poi l’immagine del sarariman sia poco attraente e biasimata dai giovani, soprattutto dalle ragazze, e stigmatizzata in modo pesante nei manga, negli sceneggiati e nell’immaginario comune giovanile…! ). Almeno agli occhi degli italiani e della caratteristica “venerazione” per la pasta in generale, l’effetto è veramente di estrema scomodità!
Altra possibilità quando si ha poco tempo, oltre agli ormai onnipresenti fastfood, sono i Conbini, abbreviazione di Convenience Store letto alla giapponese. Questi altro non sono che l’equivalente dei drugstores aperti 24 ore al giorno. Il primo in assoluto risale al 1969 e nel 1974 la ditta giapponese Ito Yokado e l’americana Southland Corporation unirono le loro forze per aprire il primo SevenEleven giapponese. Oggi i Conbini appartenenti alle catene in franchising sono circa 40.000. Tra le catene più famose di Conbini, che invadono letteralmente ogni angolo del Paese, ci sono, oltre alla già citata SevenEleven, FamilyMart, SunKus, Lawson, CircleK, Am/Pm.
Nei Conbini si trova veramente di tutto. Tralasciando l’oggettistica che va dall’igiene personale alla biancheria passando per i giocattoli, le innumerevoli riviste, la possibilità di fare fotocopie/fax/stampa di foto, ricaricare la batteria del cellulare, ritirare soldi come al Bancomat eccetera, oltre al cibo confezionato c’è un’ampia varietà di cibo “fresco” nei frigoriferi che viene sostituito quotidianamente anche più volte al giorno dai commessi.
Molto di questo cibo può essere consumato anche caldo perché dietro o sopra al bancone della cassa c’è sempre un forno a microonde, una piastra elettrica e ogni altra cosa possa servire per riscaldare il cibo appena preso dal frigorifero. C’è anche la possibilità di acquistare O-den, ossia un assortimento di ingredienti vegetali e non, cotti al momento o di prendere frullati, spremute e succhi freschi come nei fastfood.
Nei frigoriferi, proprio per venire incontro alle esigenze di chi ha poco tempo a disposizione, c’è praticamente ogni tipo di cibo già cucinato e confezionato in modo impeccabile, in singole porzioni, sia nelle versioni O-bento (quindi vassoi con un assortimento di varie pietanze, ad esempio Pasta/pesce/uovo sodo comprese le salse e i condimenti necessari) che in piatti singoli che vanno dal singolo Onigiri fino al panino con la Soba, al Tamago-sandwich con le uova, alla “pasta all’italiana”, le porzioni di frutta e così via.
Altro particolare che caratterizza i Conbini, utile soprattutto agli occidentali che non dovessero ritrovarsi da subito con i ritmi e i giorni stabiliti per la raccolta differenziata dei rifiuti, è la presenza fuori dai negozi (quasi esclusiva per le strade in Giappone) di contenitori per la spazzatura (ovviamente anche qui differenziata) dove poter sia buttare i rifiuti derivanti dagli acquisti appena fatti e/o consumati nei paraggi che per andare a gettare (non si dovrebbe…però…) quel sacchettino di spazzatura che vi è rimasto a casa quando avete dimenticato che era il giorno per la raccolta!
Tra i tanti tipi di cibo dei Conbini oltre agli O-bento sono presenti oltre ai panini già citati, anche i Katsusando, ossia la ricetta di questa settimana.
Katsusando è l’unione tra la parola Katsu che è solitamente usata nella parola Tonkatsu, ossia carne di maiale panata e fritta, unita all’abbreviazione di “sandwich” che diventa in giapponese inesorabilmente “sando”!
Katsusando letteralmente può essere inteso come panino fritto ma invece il significato percepito da un giapponese è di panino con carne di maiale panata e fritta.
Abbiamo deciso di proporvi questa ricetta non tanto per la sua particolare preparazione o per gli ingredienti, quanto perché per una volta volevamo presentare qualcosa di più “quotidiano” e meno esotico ma che al tempo stesso potrebbe essere una buona idea per preparare un sostanzioso panino( gli ingredienti in fondo fanno parte della cucina “moderna” giapponese e di certo non venivano utilizzati abitualmente nemmeno una cinquantina di anni fa). Ci rendiamo conto che per chi cucina abitualmente, il Katsusando non rappresenterà di certo una novità, ma in ogni caso potrebbe essere uno stimolo per chi è alle prime armi o per chi volesse poi usare la stessa preparazione della carne per unirla al riso bianco facendo così il più caratteristico Katsudon, appunto la carne panata e fritta adagiata su una ciotola di riso bianco, condita con i porri e altre verdure.
Particolare interessante è che la parola Katsu ha lo stesso suono (anche se differisce come ideogramma) anche per il significato di vittoria, vincere. Nei periodi di esami scolastici o di altre “sfide” importanti le mamme si prodigano nel preparare ai figli Tonkatsu o Katsudon con il sottinteso augurio di vittoria!
Katsusando:
Ingredienti:
Filetto di maiale
Pane grattugiato
Uova
Farina
Lattuga o cavolo
Olio di semi
Burro
Pane
Salsa per Okonomiyaki
Sale
Pepe
Preparazione:
Non indichiamo volutamente le quantità degli ingredienti in quanto possono differire secondo le quantità gradite da ciascuno. E’ possibile “ad occhio” rendersi conto di quanti panini e con quanta carne dentro vogliamo fare.
Pulire il filetto dal grasso e lasciare soltanto la parte magra. Tagliare a fettine di circa mezzo centimetro il filetto di maiale. Ogni fettina verrà poi fritta a sé e messa nel panino. Regolarsi quindi con la grandezza del panino o con la quantità di carne desiderata.
Cospargere i pezzi di carne con un pizzico di sale e di pepe su entrambi i lati.
In una ciotola dove avrete mischiato una o più uova, bagnare completamente il pezzo di carne.
Porlo successivamente in un’altra ciotola con la farina, ricoprirlo su entrambi i lati e poi passarlo nel pane grattugiato. Ripetere l’operazione per tutti i pezzi che vogliamo friggere.
In un pentolino mettere a scaldare dell’olio di semi.
Porre quindi i diversi pezzi di carne a friggere nell’olio. Per le indicazioni per una corretta frittura potete far riferimento agli articoli precedenti cercando nella categoria “fritture” presente nel blog.
Tagliare alla julienne la lattuga o il cavolo nella quantità desiderata. Un modo semplice è ripiegare la foglia avvolta su sé stessa e poi sminuzzarla con il coltello.
Completata la frittura di ogni pezzo di carne porlo su della carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
Porre in un piattino la salsa per Okonomiyaki (Nell’articolo sugli Okonomiyaki abbiamo già parlato di questa salsa. Per ritrovare queste informazioni e sufficiente cliccare su “Okonomiyaki” nelle tags in fondo a questo articolo.) Aiutandovi con le bacchette girare nella salsa i pezzi di carne.
Spalmare nel panino un sottile strato di burro e poi aggiungere la lattuga o il cavolo tagliato alla julienne. Aggiungere quindi i diversi pezzi di carne di maiale nel panino. Il Katsusando è pronto!
Alla prossima!
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