La Cina rafforza la tutela dei marchi e della proprietà intellettuale

Ariston
CINA: Il sistema giudiziario cinese favorisce oggigiorno la constatazione da parte dell’osservazione non solo straniera ma anche specializzata di un assetto rinnovato, funzionale e concreto in termini di giudizio, a dimostrazione di come tematiche sensibili quali quelle della tutela della proprietà intellettuale siano in dirittura di rafforzamento e consolidamento.  A tal proposito abbiamo riportato il parere dell’ Avv. Marco Carone che in una breve intervista a Corriere Asia ha messo in luce alcuni elementi propri di questa evoluzione giudiziaria partendo dalla pratica Ariston / Foshan Shunde Arizhu Electric Appliance Co. Ltd. Corriere Asia: Quale fase istituzionalmente e giuridicamente connotata sta tratteggiando un cambiamento all’interno del sistema giudiziario in Cina? Marco Carone: C’è da notare per prima cosa che il 31 marzo 2011 si chiuerà la campagna per la tutela dei titoli di proprietà intellettuale (marchi, brevetti, modelli ornamentali, diritti d’autore etc.) lanciata dal Governo cinese sotto la guida del Vice-premier Wang Qishan, con l’intento di dimostrare alla comunità internazionale l’impegno di Pechino nella repressione delle pratiche di contraffazione e di concorrenza sleale ad opera delle imprese cinesi. Durante il semestre di durata della campagna, la Cina ha dimostrato con i fatti di volere progressivamente ridurre i margini di tolleranza che sino ad oggi hanno consentito a migliaia di piccoli contraffattori cinesi di acquisire quote di mercato nel disprezzo delle norme in materia di proprietà intellettuale. Basti riflettere su due importanti novità: il caso Ariston / Foshan Shunde Arizhu Electric Appliance Co. Ltd, e la recente emanazione, da parte della Corte Suprema del Popolo cinese, di alcune linee interpretative delle leggi vigenti in tema di proprietà industriale CA: Quale cambiamento emerge dal caso Ariston che possa essere posto in rilievo in una riflessione più ampia nello svolgersi delle dinamiche giudiziarie? MC: La Corte del Popolo di Shanghai ha di recente condannato, in primo grado, un produttore cinese di elettrodomestici ed il suo distributore per avere contraffatto il marchio “Ariston” e per avere posto in essere atti di concorrenza sleale (uso di una ragione sociale decettiva, tale da trarre in inganno il consumatore circa l’origine industriale del prodotto). Com’è prassi in Cina, l’importo del risarcimento è piuttosto esiguo (l’equivalente di circa 33.000 Euro), ma la sentenza non ha mancato di disporre importanti misure inibitorie. Essa conferma, inoltre, la progressiva maturazione del sistema giudiziario cinese verso standard internazionali. CA: Oltre a questo caso avete un’esperienza diretta di coinvolgimento professionale che evidenzi il cambiamento in termini di rinnovato consolidamento della tematica di tutela della proprietà intellettuale, proprio sulla realtà di Shanghai? MC: La Corte del Popolo di Shanghai ha dimostrato, negli ultimi anni, una notevole professionalità ed imparzialità nel dirimere controversie con parti straniere. Abbiamo recentemente seguito un contenzioso presso la commissione arbitrale di Pechino nel quale la controparte cinese si è rivolta alla Seconda Corte Intermedia del Popolo di Shanghai per chiedere che la controversia fosse decisa dal giudice ordinario e non dal tribunale arbitrale: la Corte del Popolo di Shanghai ha rigettato l’istanza e rinviato la causa al tribunale arbitrale, che ha condannato la controparte al pagamento del dovuto ed alla refusione delle spese di lite. E’ quindi evidente che le autorità giudiziarie cinesi, e soprattutto quelle dei grandi centri urbani dove maggiore è l’afflusso di investimenti diretti esteri, stanno gradualmente generando un clima di certezza per gli investitori. CA: Ha un consiglio da riportare a società che intendono investire direttamente su un terreno da sempre considerato “insidioso” per quanto concerne protezione del proprio “patrimonio sensibile”, ovvero marchi, idee, progetti e con esse il filone produttivo correlato? MC: Va rimarcata l’importanza di registrare, in Cina, i marchi e gli altri titoli di proprietà industriale: se si vuole ottenere tutela da parte delle locali autorità, è fondamentale eseguire tempestivamente queste formalità. Più in generale, ci capita spesso di ribadire ai nostri Clienti l’importanza di non temere di “entrare in contatto” con l’ordinamento cinese: questo significa anche, se necessario, stipulare contratti retti dal diritto cinese e con foro competente (meglio se arbitrale) cinese, al fine di poter eventualmente anche chiedere al giudice locale la concessione di un provvedimento d’urgenza contro la controparte cinese, in pendenza del giudizio, qualora questa fosse inadempiente. Paolo Cacciato   Link Correlati Studio Carone & Partners

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