La Nuova Via della Seta

Cina la Nuova Via della Seta

Cos’è

Il progetto One Belt One Road (OBOR) prevede il rilancio in chiave contemporanea della storica via della seta.
Il governo cinese ha previsto la costituzione di due percorsi commerciali.

Il progetto abbraccia oltre 120 paesi, che si sono resi disponibili ad allineare i propri piani di sviluppo a quello cinese.

L’iniziativa One Belt One Road (OBOR) è supervisionata dalla Commissione nazionale di sviluppo e riforma, dal ministro degli affari esteri e dal ministro del commercio. L’OBOR ricopre un ruolo primario nei piani del governo di Pechino in quanto fattore coadiuvante agli obiettivi di lungo periodo di raddoppiamento del PIL e di creazione di nuovi legami internazionali, già enunciati a marzo 2016 con la pubblicazione del 13° piano quinquennale.

Video La nuova via della seta

Percorso

percorsi della nuova via della seta

Percorso terrestre

Comprensivo di tre diverse rotte atte a connettere la Cina con Europa, Medio Oriente e Sud-est asiatico.

Percorso marittimo

Diviso in due rotte – una che dalla Cina si snoda attraverso l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e infine si collega all’Europa, l’altra che connette Pechino con le isole pacifiche attraverso il mare di Cina.

L’idea di costruire una via che potesse potenziare i flussi commerciali fu proposta dal presidente cinese Xi Jinping nel settembre 2013 durante un discorso tenuto alla Nazarbayev University in Kazakistan, e successivamente durante una visita al parlamento indonesiano. In tali occasioni “Xi” auspicava la creazione di una tratta commerciale che potesse permettere di stringere profondi legami economici e di rinsaldare la cooperazione fra i paesi beneficiari al fine di facilitare lo sviluppo della zona eurasiatica.

percorso nuova via della seta
percorso via della seta
mappa paesi nuova via della seta

Le Rotte Commerciali

Il progetto prevede la creazione di nuove tratte commerciali e il potenziamento di quelle già esistenti. Le rotte terrestri di riferimento sono tre:

  1. una delle vie terrestri parte da Xi’an (la prima delle quattro antiche capitali Cinesi), città situata nel centro del paese, e si snoda attraverso il centro dell’Asia, ossia attraverso Kazakhistan, Russia (Mosca) e dirigendosi infine nel Mar Baltico;
  2. Da Xi’an inizia un secondo percorso terrestre che attraversa il Medio Oriente, nello specifico Islamabad (Pakistan), Teheran (Iran), Istanbul (Turchia);
  3. Infine una terzia via parte da Kunming a attraversa il sudest asiatico, attraverso paesi quali Tailandia e Myanmar, finendo la sua corsa a Delhi in India.

Le principali rotte marittime sono due: una inizia dal porto di Fuzhou e attraversa l’oceano Indiano toccando Malesia, Sri Lanka e il mar Rosso, collegando l’Europa a Rotterdam; la seconda parte sempre da Fuzhou e arriva alle isole Pacifiche attraverso il Mar di Cina.

rotte commerciali via della seta
La Nuova Via della Seta tra politica e finanza globale

Il progetto in totale coinvolgerà circa 4,4 miliardi di persone, ossia circa il 63% della popolazione mondiale, e il 29% del PIL mondiale, corrispondente a 21 miliardi di dollari.

Nello specifico, riguardo la via terrestre, la Cina sta pianificando una ferrovia ad alta velocità che parta da Kunming e si espanda verso il Laos, Cambogia, Malesia, Myanmar, Singapore, Tailandia e Vietnam. Inoltre viene prevista la creazione di un ulteriore network di strade, ferrovie e condotti che inizi da Xi’an e si snodi ad Ovest verso il Belgio.

Pechino ha già iniziato la costruzione di una ferrovia per il trasporto merci di 8 mila miglia che connetta Yiwu a Madrid e una linea che inizi Kashgar e si diriga verso il Pakistan e successivamente verso il mare Arabico. La Cina non ha bisogno di costruire molte delle tratte richieste, ma solo di collegarle fra loro in modo efficiente.

linea ferroviaria che lega Cina e mare arabico attraverso il Pakistan

Il governo di Pechino ha inoltre annunciato lo stanziamento di 40 milioni di dollari derivanti dagli istituti di credito legati all’iniziativa, al fine di supportare attivamente la costruzione delle infrastrutture necessarie alla realizzazione del progetto. La Japan-led Asian Development Bank ha previsto la necessità di investimenti pari a 8 mila miliardi di dollari complessivi per il continente asiatico nelle infrastrutture entro la fine del 2020. L’Indonesia, la più grande economia del Sud-Est asiatico, spende il 3% del proprio PIL nel settore sopracitato, il che sottolinea la volontà del paese di adeguarsi a standard di strutture e trasporti efficienti atti a consentire un sostenuto sviluppo economico e commerciale.

Obiettivi

la nuova via della seta nell’assetto geopolitico globale

One Belt One Road si figura come una risposta alla campagna statunitense “Rebalance to Asia”, alla politica di standardizzazione giapponese, alla celere crescita economica dell’India e alla crescente attenzione verso lo sviluppo dei partner commerciali di Pechino. Per la Cina, l’iniziativa mira allo sviluppo di legami internazionali per porre rimedio a tematiche quali l’assorbimento della sovraccapacità produttiva delle aziende locali e il mantenimento un’elevata percentuale di crescita del PIL, all’approvvigionamento di risorse e ad altri temi regionali.

Il progetto OBOR include elementi economici e strategici. Fra i primi vi è la volontà da parte di Pechino di investire nello sviluppo infrastrutturale dei paesi coinvolti. Questa inclinazione riflette lo sforzo di incrementare la capacità produttiva dei partner commerciali così come il grado di connessione fra la Cina e i paesi Occidentali. Pechino ha previsto diversi strumenti al fine di supportare gli investimenti infrastrutturali, quali la fondazione di istituti come il Silk Road Fund e la Asian Infrastructure Investment Bank e il supporto di Bank of China e della China International Trust & Investment Corporation. Sono diversi i progetti di rilievo che la Cina sta gestendo nei paesi interessati dalla nuova via della seta.

Cina investimenti nuova via della seta
progetti relativi iniziativa OBOR nei vari continenti
ammontare in US$ di progetti relativi all’iniziativa OBOR nei vari continenti – Fonte: PWC

L’iniziativa One Belt One Road può rivestire un ruolo importante nella crescita economica dei paesi asiatici, medio orientali ed est-europei più arretrati, offrendo loro uno sbocco commerciale di prim’ordine e un collegamento diretto con mercati più lontani e difficilmente accessibili. Nello specifico, una conseguenza sarà data della crescente domanda di merci da parte delle aziende cinesi impegnate nella costruzione delle strumentazioni e infrastrutture necessarie all’attuazione del piano. Queste nuovi legami commerciali stimoleranno di conseguenza la creazione di nuove partnership tra imprese locali ed estere, nel settore delle costruzioni e delle tecnologie.

Opportunità

aperture e opportunità della nuova via della seta

Con la nuova via della seta, da un punto di vista diplomatico, la Cina si prefigge cinque obiettivi fondamentali: il coordinamento politico, l’incremento della connettività e dei flussi commerciali fra i paesi, l’integrazione finanziaria e culturale tra i diversi paesi.

In sintesi, gli obiettivi dell’iniziativa OBOR possono essere evidenziati nei seguenti punti:

  1. Connettere i paesi, facilitando la comunicazione fra i governi;
  2. Connettere le infrastrutture, per facilitare il trasporto di merci e il passaggio di persone fra i diversi paesi.
  3. Connettere le economie, al fine di aumentare i volumi commerciali.
  4. Connettere i capitali, al fine di incentivarne i flussi.
  5. Connettere le persone, facilitare gli scambi tra diverse culture e sistemi educativi, incentivare la condivisione delle tecnologie e degli usi.

Al fine di raggiungere questi obiettivi, la Cina deve cercare di applicare politiche volte alla stabilizzazione del proprio mercato, ed evitare la svalutazione dello Yuan. Il progetto One Belt One Road ha la potenzialità di dare ulteriore stimolo all’economia Cinese, accompagnandola verso la crescita prospettata dal governo di Pechino.

Criticità

potenziali instabilità della nuova via della seta

Un progetto politico di tale portata non può essere esente da criticità. Primo fra tutte vi è l’opposizione statunitense alla fondazione della Asian Infrastructure Investment Bank. Tale istituto si figura come la risposta agli elevati standard d’accesso e all’ingerenza negli affari degli stati affiliati da parte di entità quali la Asian Development Bank, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Di conseguenza esso rappresenta, secondo i piani di Pechino, sia elemento complementare che concorrenziale rispetto agli istituti sopra menzionati.

Altro elemento di criticità potrebbe essere rappresentato dall’invasività del progetto, che andrebbe ad oscurare gli accordi tra paesi precedentemente stipulati. Inoltre potrebbero sorgere difficoltà nell’applicazione della modalità di business tipicamente cinesi in contesti tradizionalmente e culturalmente differenti, così come nell’implementazione di politiche comuni in sistemi economici e giuridici eterogenei.

L’instabilità politica e le difficoltà economiche di alcuni paesi interessati dal progetto OBOR possono giocare un ruolo fondamentale, così come la percezione dei vantaggi connessi all’adesione all’iniziativa stessa: il livello di cooperazione dei partecipanti tenderebbe a scendere se il beneficio percepito fosse solo a vantaggio di Pechino.

Il processo di investimento domestico nel settore delle infrastrutture è stato largamente supportato dal governo cinese nelle ultime decadi. Esso risulta essere più celere rispetto al procedimento di investimento estero, che richiede maggiori autorizzazioni ed e’ in linea con la maggiore cautela degli istituti finanziari, i quali prediligono progetti chiari ed elevati ritorni sugli investimenti.

Secondo gli analisti, vi sono criticità allargate: il 55% dei progetti per la costruzione di linee ad alta velocità non ha ancora una data di inizio e il governo Cinese non ha accesso al 40% di progetti per la costruzione di treni veloci oltreconfine.

Infine la più grande sfida e relativa all’incerta situazione economica cinese: la crescente svalutazione dello Yuan e la conseguente politica monetaria adottata dal governo, così come la recente uscita dall’Europa da parte della Gran Bretagna, pongono quesiti sulla futura stabilità dell’economia di Pechino. La volatilità dei mercati e la diminuzione di crescita percentuale del PIL preoccupano gli investitori e mettono a rischio la realizzazione degli obiettivi di lungo periodo quali il mantenimento della crescita del 6,5% annuo del PIL, il raddoppiamento del PIL pro-capite entro il 2020 e il passaggio della Cina ad un’economia di consumo.

settori investimento cinesi

L’Italia e la nuova Via della Seta

Un polo portuale e varco per l’Europa

I porti italiani si identificano come importante snodo commerciale e strategico per il progetto One Belt One Road. Il mediterraneo è il punto di arrivo della tratta marittima che da Fuzhou si dirige in direzione Sud-Est verso Malesia, Thailandia, Indonesia, India, passando per l’Oceano Indiano prima e il Mar Rosso dopo, e dirigendosi infine nel Mediterraneo dove, dopo Atene, raggiungerà l’Italia.

Già nel 2016 il porto di Venezia aveva assunto particolare rilevanza per il progetto cinese, in quanto la rotta Marittima facente approdo a Venezia si figura come la più efficiente, per via della possibilità di ridurre al minimo i tempi e i costi relativi alla movimentazione delle merci. Il porto permetterebbe il collegamento più rapido tra l’Europa la Cina: la tratta Nord Adriatico – Shanghai, lunga 8.630 miglia, è di 2.000 miglia più vicina rispetto alla tratta Amburgo-Shanghai, della lunghezza di 11 mila miglia, comportando un risparmio di tempo di navigazione di 8 giorni.

Recentemente, in occasione della visita ufficiale di Xi Jinping a fine Marzo 2019, l’Italia ha assunto un ruolo ancora maggiore in quanto i porti di Palermo, Genova e Trieste potrebbero diventare importanti snodi nel mediterraneo. In particolare, quest’ultimo avrebbe attirato l’attenzione cinese poiché per la Cina, avere uno scalo in uno dei porti storici dell’Europa porterebbe condizioni doganali favorevoli, una rotta commerciale più veloce nel cuore del continente e un accesso diretto alle ferrovie per lo spostamento delle sue merci nell’Unione europea. Una soluzione già offerta da Venezia, ma che la Cina preferisce per via della più facile realizzazione.

L’apertura dei porti italiani alla Nuova Via della Seta e i conseguenti ingenti investimenti nelle infrastrutture condurranno non solo l’Italia ma l’intera Europa a essere collegate in maniera più efficiente con la Cina e tutti i paesi interessati dal progetto.

pil paesi via della seta

Memorandum Italia Cina nuova via della seta

Il 23 marzo 2019 il presidente Conte e il Presidente Xi hanno siglato a Roma un accordo strategico per l’ingresso dell’Italia nell’iniziativa Belt and Road come il primo paese G-7 ad aderire alla nuova Via della Seta. Il Memorandum è stato firmato unitamente a 29 accordi, istituzionali e commerciali, tra Italia e Cina nei settori del commercio, dell’energia, dell’industria, delle infrastrutture e del settore finanziario, al fine di promuovere un rafforzamento delle relazioni economico-commerciali tra i due Paesi.
Il Governo italiano ha aderito al grande progetto di connettività eurasiatica. Un progetto che l’Italia guarda con favore promuovendo la sua posizione al centro del Mediterraneo per promuovere il rafforzamento dell’export, l’aumento degli investimenti tra i due Paesi e l’inclusione dei porti italiani nelle rotte del commercio internazionale.

Gli accordi istituzionali Italia Cina

  • Memorandum d’Intesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Popolare Cinese sulla collaborazione nell’ambito della “Via della Seta Economica” e dell’“Iniziativa per una Via della Seta marittima del 21° secolo”.
  • Protocollo d’Intesa per la promozione della collaborazione tra Startup Innovative e tecnologiche tra il Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana e il Ministero della Scienza e Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese.
  • Memorandum d’Intesa tra il Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana ed il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese sulla cooperazione nel settore del commercio elettronico.
  • Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Popolare Cinese per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali.
  • Protocollo sui requisiti fitosanitari per l’esportazione di agrumi freschi dall’Italia alla Cina tra il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo della Repubblica Italiana e l’Amministrazione Generale delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese.
  • Memorandum d’Intesa tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana e l’Amministrazione Nazionale per il Patrimonio Culturale della Repubblica Popolare Cinese (NCHA) sulla prevenzione dei furti, degli scavi clandestini, importazione, esportazione, traffico e transito illecito di beni culturali e sulla promozione della loro restituzione.
  • Restituzione di 796 reperti archeologici appartenenti al patrimonio culturale cinese.
  • Piano di Azione sulla collaborazione sanitaria tra il Ministero della Salute della Repubblica Italiana e la Commissione Nazionale per la Salute della Repubblica Popolare Cinese.
  • Protocollo tra il Ministero della Salute della Repubblica Italiana e l’Amministrazione Generale delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese in materia di ispezione, quarantena e requisiti sanitari per l’esportazione di carne suina congelata dall’Italia alla Cina.
  • Protocollo tra il Ministero della Salute della Repubblica Italiana e l’Amministrazione Generale delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese sui requisiti sanitari per l’esportazione di seme bovino dall’Italia alla Cina.
  • Memorandum d’Intesa tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana e il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese sulle consultazioni bilaterali.
  • Memorandum di Intesa fra Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana e Amministrazione Nazionale per il Patrimonio Culturale Cinese (NCHA) della Repubblica Popolare Cinese sul Progetto di Gemellaggio volto alla promozione, conservazione, conoscenza, valorizzazione e fruizione dei siti italiani e cinesi iscritti nelle Liste del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
  • Memorandum di Intesa tra il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca della Repubblica Italiana e il Ministero della Scienza e Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese sul Rafforzamento della Cooperazione sulla Scienza, Tecnologia e Innovazione.
  • Patto di gemellaggio tra la Città di Verona e la Città di Hangzhou per la promozione della conoscenza, valorizzazione e fruizione dei rispettivi siti iscritti nelle liste del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
  • Gemellaggio tra l’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato e il Comitato di gestione per il Patrimonio dei “Terrazzamenti del Riso di Honghe Hani” dello Yunnan volto alla promozione della conoscenza, valorizzazione e fruizione dei siti iscritti nelle Liste del Patrimonio Mondiale UNESCO italiani e cinesi.
  • Protocollo di Intesa tra l’agenzia Spaziale Italiana e la China National Space Administration sulla cooperazione relativa alla missione “China Seismo-Electromagnetic Satellite 02” (CSES-02).
  • Memorandum di Intesa tra RAI–Radiotelevisione italiana S.p.a. e China Media Group.
  • Accordo sul servizio Italiano Ansa-Xinhua.
  • Memorandum of Understanding between TOChina Hub China Global Philanthropy Institute and China Development Research Foundation.

Intese commerciali Italia cina

  • Intesa di partenariato strategico tra Cassa Depositi e Prestiti S.p.A (CDP) e Bank of China Limited
  • Memorandum of Understanding sul partenariato strategico tra ENI S.p.A. e Bank of China Limited
  • Intesa di collaborazione tecnologica sul Programma di Turbine a Gas tra Ansaldo Energia S.p.A. e China United Gas Turbine Technology Co.-UGTC
  • Contratto per la fornitura di una turbina a gas AE94.2K per il progetto Bengang tra Ansaldo Energia S.p.A., Benxi Steel Group Co., e Shanghai Electric Gas Turbine Co
  • Memorandum of Understanding tra Cassa Depositi e Prestiti S.p.A (CDP), Snam S.p.A. e Silk Road Fund Co
  • Intesa di cooperazione strategica tra Agenzia ICE e Suning.com Group Co per la realizzazione di una piattaforma integrata di promozione dello stile di vita italiano in Cina
  • Accordo di cooperazione tra Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale – Porti di Trieste e Monfalcone e China Communications Construction Company (CCCC)
  • Accordo di cooperazione tra il Commissario Straordinario per la Ricostruzione di Genova, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure
  • Memorandum of Understanding tra Intesa Sanpaolo S.p.A. ed il Governo Popolare della città di Qingdao
  • Contratto tra Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A. e China CAMC Engineering Co per l’installazione di un complesso siderurgico integrato in Azerbaijan

Agevolazioni fiscali Italia Cina

Al fine di rendere più agevole la realizzazione degli obiettivi prefissati dalla Cina e favorire gli investimenti delle società cinesi nei Paesi inclusi nel progetto “Belt and Road”, le Autorità cinesi hanno emanato successivamente diversi provvedimenti che chiariscono le modalità e i punti su cui concentrare le attività.

Nell’aprile 2017 lo State Administration of Taxation (SAT) ha emesso la Circolare no. 42 (2017) “Circular on further improving tax services for the Belt and Road Initiative”, indirizzata alle sedi locali con l’obiettivo di promuovere concretamente l’iniziativa Belt and Road e chiarire il ruolo della tassazione nel processo di apertura e investimenti delle società cinesi verso l’estero. I punti cardine della circolare sono:

  • ottimizzare l’implementazione dei trattati fiscali e degli accordi bilaterali contro la doppia imposizione (DTA), in modo da creare un ambiente favorevole alla tutela degli interessi delle società cinesi che intendono investire all’estero. Attualmente la Cina ha siglato 107 accordi contro la doppia imposizione, di cui 77 firmati con i Paesi coinvolti nel progetto Belt and Road. Tra questi vi sono alcuni accordi che sono stati aggiornati per renderli maggiormente utili al progetto, come ad esempio il nuovo DTA Cina Russia che riduce la withholding tax sulle royalties dal 10% al 6% e su interessi e dividendi dal 10% al 5%.;
  • migliorare il dialogo tra State Administration of Taxation e le varie unità locali che lo compongono, e tra State Administration of Taxation con le Autorità fiscali dei Paesi coinvolti;
  • implementare efficientemente le politiche fiscali domestiche relative ai rimborsi ed esenzioni fiscali, nonché le politiche fiscali preferenziali garantite a società operanti in certi settori tecnologici e in determinate aree del centro-ovest della Cina, al fine di ridurre il carico fiscali delle società cinesi che partecipano a progetti di investimento e cooperazione internazionale;
  • snellire le procedure fiscali per i rimborsi VAT e gli altri adempimenti fiscali, per consentire alle società di adempiere alle proprie obbligazioni fiscali in maniera rapida ed efficiente;
  • raccogliere maggiori informazioni sui sistemi fiscali in vigore nei Paesi coinvolti, creando guide ad hoc per le società cinesi interessate a valutare progetti di investimento cross – border;
  • rendere più accessibile le informazioni sulle politiche fiscali domestiche e internazionali in vigore, tramite un servizio telefonico dedicato (12366) altri canali quali WeChat, Weibo etc.…per fornire una migliore consulenza e chiarire eventuali dubbi sull’applicazione di determinate norme fiscali.

Gli scambi commerciali tra i Paesi coinvolti nel progetto sono inoltre incentivati dalla progressiva riduzione dei dazi doganali applicati dalla Cina su diverse centinaia di categorie merceologiche; nel corso degli ultimi anni il Ministero delle Finanze ha infatti emesso diverse Circolari che annunciavano il taglio dei dazi doganali, con l’obiettivo, per molti beni, di azzerare le aliquote nel giro di 3-5 anni. Una delle principali riduzioni dei dazi è stata annunciata alla fine del 2017 (Circolare Ministero delle Finanze no. 25 (2017)), tramite cui vengono tagliati i dazi applicati su 187 articoli. Dazi temporanei ridotti sono inoltre applicati su numerose altre categorie merceologiche, che diminuiscono ulteriormente il carico fiscale sulle importazioni.

Sostenibilità nuova via della seta

Nel giugno 2017 la Circolare no. 24 (2017) del Ministero delle Finanze chiarisce invece le linee guida e le misure che devono essere intraprese dalle SOE (State owned companies/società a controllo statale) per gestire gli investimenti verso l’estero e i rischi finanziari che ne derivano. Le SOE sono uno dei principali attori cinesi che investono all’estero e la Circolare si focalizza sulla gestione finanziaria delle società statali coinvolte nell’acquisizione di partecipazioni di controllo in entità che hanno sede al di fuori del territorio della Repubblica Popolare Cinese. Al fine di migliorare la gestione degli investimenti finanziari, ridurre i rischi legati a tali investimenti e migliorarne l’efficienza, le SOE devono mettere a punto un adeguato sistema gestionale che permetta loro di delineare i ruoli, le funzioni e le responsabilità, nonché migliorare la reportistica, la misurazione della performance e le attività di controllo e auditing interno. Tali società devono quindi dotarsi di strutture adeguate a valutare i rischi e la fattibilità degli investimenti all’estero mediante apposite due diligence e prendere decisioni sulla base delle informazioni raccolte.

Al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile, il Ministero dell’Ambiente ha emesso nel maggio 2017 la Circolare 65 (2017) “The Belt and Road Ecological and Environmental Cooperation Plan”, nel quale vengono definite alcune linee guida che incoraggiano le società cinesi a rafforzare il management ambientale, facilitare il commercio di prodotti eco-sostenibili e facilitare lo scambio di informazioni in materia ambientale. L’idea di implementare politiche eco-sostenibili in progetti trentennali dimostra come la Cina abbia maturato una visione strategica di lungo periodo, idea rafforzata anche dalla recente introduzione della Environmental Protection Tax, che colpisce le industrie particolarmente inquinanti.

Vista l’importanza data al progetto, è plausibile attendersi nei prossimi anni ulteriori provvedimenti finalizzati a stimolare le società cinesi ad effettuare investimenti all’estero, a rafforzare la cooperazione e le relazioni tra Cina e gli altri Paesi e creare un ambiente normativo che tuteli gli operatori coinvolti.

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