Intervista a Mauro Antonino D’Angelo maestro di Kung Fu a Shanghai.
Una tua breve introduzione per i lettori di Corriere Asia
Mi chiamo Mauro Antonino D’Angelo, sono nato a Roma il 20/08/1981. Avevo circa 9 anni quando ho iniziato a praticare le arti marziali, oggi mi ritrovo a vivere in Cina e ad insegnare il Kung Fu.
Quando hai deciso di trasferirti in Cina e perché?
Il mio desiderio di conoscere in maniera più approfondita le arti marziali nei suoi aspetti applicativi e culturali mi ha portato a viaggiare prima in Europa per poi ad approdare in Cina. A 18 anni sono giunto per la prima volta nel paese che ha dato origine al Kung Fu. In seguito ho fatto la spola tra Italia e Cina fino a decidere di trasferirmi definitivamente a Shanghai 3 anni fa.
Quando sei approdato in Cina qual’è stato il tuo primo lavoro?
Il mio primo impiego in Cina è stato come Maestro di Kung Fu e Qi Gong, conservo ancora il libretto di lavoro cinese con questa dicitura. Mi coinvolsero in un progetto “Scuola di arti marziali” a Shanghai.
Quali pensi siano pro e contro per un Italiano che decide di trasferirsi in Cina?
Non credo nei pro e i contro in questo genere di situazioni, dipende sempre da come siamo in grado di interpretare gli eventi. Sono un promotore della teoria del Lead to gold.
Quali lingue parli e quanto ha influito questo fattore nel tuo lavoro in Cina?
Italiano, Inglese e Cinese. Parlare più lingue è stato sicuramente un elemento che ha dato una marcia in più a tutto il mio progetto. Le mie ricerche sono strettamente legate alla comprensione della cultura orientale e in particola modo quella cinese. Uno dei modi migliori per comprendere la tradizione di un popolo è parlare la lingua su cui è fondata.
Riesci a tornare in Italia? con quale frequenza?
Torno periodicamente per seguire i miei studenti italiani, circa 3 volte l’anno.
Per tutti gli appassionati delle Arti Marziali Orientali.. parlaci degli stili che hai studiato e perché ti hanno affascinato.
In realtà devo a mia madre l’inizio di questo viaggio nel mondo del Kung Fu. Ho perso mio padre che ero bambino a causa di una malattia. In quel duro periodo mia madre decise di iscrivermi in una scuola di arti marziali. Sperava di indirizzare le mie energie in qualcosa che mi potesse rendere mentalmente e fisicamente più forte. E così è stato. Dopo quasi 30 anni dalla prima tecnica, sono cambiate molte cose e oggi la pratica marziale si trasformata completamente rispetto al primo decennio. Ho avuto esperienza di diversi stili di kung fu, Tai Ji Quan, Wing Chun, Shaolin, Tang Lang Quan, Yi Quan , Ba Gua Zhang e molti altri. Oggi utilizzo come mezzi per il mio insegnamento il Wing Chun e il Ba Gua Zhang perché attraverso questi sistemi sono in grado di descrivere la varietà del Kung Fu ai miei studenti.
A quali progetti stai lavorando in questo momento?
Sto portando avanti le mie ricerche che si stanno anche trasformando in un progetto editoriale. La mia speranza è che le Arti Marziali Tradizionali possano nuovamente acquisire il valore filosofico culturale che avevo in origine e per questa ragione le promuovo come strumenti di sviluppo dell’essere umano. Spesso organizzo conferenze, team building e seminari per manager e società interessate a portare le strategie e la filosofia marziale nella professione e nella vita di tutti i giorni.
Attualmente sto progressivamente trasferendo la mia organizzazione Europea qui in Cina. Per quanto possa sembrare paradossale è un progetto che sta procedendo a grandi passi anche qui in Asia.