Muore Warren Anderson, trentadue anni dopo la tragedia di Bhopal

Il 29 Settembre di quest’anno muore Warren Anderson, presidente della Union Carbide Corporation ai tempi della celebre tragedia di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh.

La morte è avvenuta in una clinica di Vero Beach, in Florida, Stati Uniti. Non è stata annunciata dalla famiglia, rimanendo nell’ombra fino a quando è apparso un annuncio sul settimanale locale.
Venerdì 30 Ottobre è stata ufficialmente divulgata da un articolo sul New York Times.
Sabato primo Novembre viene riportata anche sull’Hindustan Times e sul The times of India, in articoli che non mancano di mostrare esplicitamente il “dente avvelenato”.
Sul The times of India si parla della morte, a 92 anni, dell’uomo che “ha portato il peso di un disastro apocalittico, la più tragica catastrofe industriale che ha causato la morte di migliaia di indiani”.
La tragedia è avvenuta la notte tra il 2 ed il 3 Dicembre 1984. Viene raccontata nei dettagli in uno spettacolo di Marco Paolini, il cui video è riportato alla fine di questo articolo.
Ha anche ispirato il bestseller della Mondadori Mezzanotte e cinque a Bhopal: cronaca di una tragedia annunciata (Dominique Lapierre e Javier Moro).
Stando alle stime ufficiale, la fuoriuscita di gas velenoso dagli stabilimenti della Union Carbide avrebbe ucciso 3787 persone mentre stime non ufficiali, cui hanno attinto anche Dominique Lapierre e Javier Moro, identificano in oltre 15000 il totale dei morti.
Il 7 Dicembre 1984 Warren Anderson, allora presidente della Union Carbide, viene arrestato.
In particolare l’Hindustan Times si è dilungato sui fatti e, soprattutto, i misfatti di Anderson e non solo.
Nel quotidiano indiano compare difatti il breve articolo The call that made UCC chief a free man (la telefonata che ha fatto del presidente della Union Carbide un uomo libero).
Vediamone, brevemente, i passaggi salienti. Cito:
Warren Anderson verrebbe ricordato in India come l’uomo che sarebbe rimasto in prigione se una telefonato non gli avesse assicurato un trasferimento negli Stati Uniti”.
La telefonata venne ricevuta da Arjun Singh, allora Primo Ministro del Madhya Pradesh, assieme alla garanzia di “un’uscita di sicurezza” per Anderson. Rimane tuttavia oscuro l’artefice della telefonata, con la quale Anderson si è sottratto ad una condanna all’ergastolo da parte del tribunale indiano. Arjun Singh muore nel 2011, lasciando nella sua autobiografia memorie controverse in merito all’accaduto, di cui non sono state trovate conferme.
Tre ore dopo il suo arresto in Madhya Pradesh, Anderson viene rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 25000 rupie (al cambio attuale, circa 325 euro…bisogna naturalmente tenere conto dei trent’anni trascorsi) per poi volare a New Delhi.
Promette di ritornare in India per affrontare il processo ma, a partire dal 1992, viene dichiarato un latitante e, nello stesso anno, parte dei 470 milioni di dollari dati dalla Union Carbide al Governo Indiano (che, 7 anni prima, aveva richiesto oltre 3 miliardi di dollari alla multinazionale) vengono distribuiti tra le vittime.
Warren Anderson va in pensione nel 1986, all’età di 65 anni. Si ritira definitivamente a vita privata, eludendo i giornalisti che periodicamente bussano alla sua porta.
Nel corso degli ultimi suoi anni, scrivono sul The New York Times, si dedica al giardinaggio ed alla pesca, assieme alla moglie che gli sopravvive, oltre che alla preparazione di pane fatto in casa, seguendo un’antica ricetta svedese trasmessagli dalla famiglia.
Nel 1984 un articolo del The Times riportava che la Union Carbide (ora parte di Dow Chemical) ha dovuto trovare un equilibrio, in merito alla tragedia di Bhopal, tra “gli istinti di compassione umana, le esigenze di relazioni pubbliche e i dettami della sopravvivenza aziendale “.
A Bhopal, a quasi trent’anni dalla tragedia (in cui sono state contate circa mezzo milione di persone colpite, più o meno gravemente, dalla fuga di gas), si continua a morire di diverse malattie legate alla catastrofe: tumore ai polmoni, insufficienza renale e patologie epatiche mentre sono incalcolabili i danni di natura ecologica. In particolare l’inquinamento delle falde acquifere continua a mettere a rischio le generazioni presenti e future.
In breve: non a tutti è andata bene come a Warren Anderson; “sono le cose della vita”, possiamo concludere con un frammento di una canzone di Venditti, “che fanno piangere i poeti”….

Manuel Olivares (www.viverealtrimenti.com)

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