Master Chef Angelo Faro: un uomo che ha vissuto
«Queste memorie, o ricordi, sono discontinue e a tratti si smarriscono perché così appunto è la vita… La mia vita è una vita fatta di tutte le vite: le vite del poeta».
Pablo Neruda: Confesso che ho vissuto. Le memorie, i ricordi di Angelo Faro, mi sono — solo in parte minima ma, direi,
sufficiente — noti. Sufficiente per vergare alcune righe sul personaggio, nato a Roma al principio degli anni 40 e romano fin nelle viscere abbondanti, malgrado i quasi 25 anni di vita in Asia. Un personaggio, in poche parole, che ha probabilmente rifuggito insidiose crisi di identità. Quelle che possono colpire chi lascia i riferimenti di un porto sicuro, scegliendo, in certa misura auda-cemente, il “mare aperto”. Prima di approdare in
Thailandia, Angelo ha vissuto diversi anni ad Amsterdam dove rilevò il ristorante di un amico finito in spiacevoli maglie della burocrazia olandese e penalizzato in buona misura dal fatto di essere, semplicemente, italiano. Angelo è corso presto in suo aiuto e di fronte ad un funzionario rossiccio e razzista ha preso, fulmineamente, una decisione: portare la sua attività di ristoratore nella capitale olandese. Da allora non poca acqua è passata sotto i ponti, sono seguiti l’incontro con la sua seconda moglie, Marisa, di Chiang Mai ed il trasferimento nella “terra degli uomini liberi”: il vecchio, ricco Siam. Un trasferimento immediatamente costruttivo, nel senso letterale del termine, fatto di acquisti di terreni e costruzione di edifici. Lui non avrebbe più voluto lavorare, dopo aver subito, nel suo ristorante italiano, furti e rapine a mano armata, dopo aver sentito il gelo degli inverni olandesi, dopo aver maturato l’idea, legittima, di aver lavorato abbastanza. Ma la sua arte, i suoi titoli di
Master Chef della antichissima
Chaîne des Rôtisseurs (la cui storia ha inizio nel 1248) o di Sommelier, sarebbero andati “sprecati” e dunque, intorno ai 50 anni, ha deciso di ricominciare, fondando il primo
ristorante italiano a Chiang Mai. Oggi quel ristorante è ancora lì e gode di ottima salute ed Angelo, malgrado soffra, dalla giovinezza, di diabete e le condizioni delle sue gambe non siano ottimali, continua ad esserne il
genius loci.
Porzioni generose e vini d’annata
La qualità del cibo e del vino a
Piccola Roma Palace può passare facilmente l’esame della cucina a cinque stelle. Ma c’è di più! Detta cucina, a fronte di un’indiscutibile raffinatezza e, si spera, di un’ottima qualità degli ingredienti, rischia di cadere su una problematica fondamentale: è facile che non sazi. Lo stesso Angelo mi raccontava di un
training di alta ristorazione cui aveva partecipato in un castello bavarese. Il cibo, naturalmente, non mancava ma, mi raccontava, le porzioni era talmente contenute che, quando suonava la campanella a fine lezione, i convenuti si congedavano con circospezione…per poi ritrovarsi tutti nelle
weinstube del paese limitrofo e “mangiare sul serio”. A fronte di questo, lui ha scelto di combinare la superba qualità degli ingredienti e la profonda conoscenza del mestiere che si addice ad un
Master Chef del suo livello con la cultura gastronomica romana tradizionale, nell’ambito della quale “quanno se magna, se magna!”. Le porzioni a
Piccola Roma Palace sono dunque quasi faraoniche, servite in fiamminghe di porcel-lana della migliore manifattura thai (
Royal Porcelain). La cantina del ristorante offre vini d’annata che, in
Thailandia, possono arrivare a costare centinaia, finanche migliaia di euro. Angelo del resto non ha tralasciato, nel corso della sua vita, il pallino del collezionismo, ragion per cui, nei decenni, ha accumulato bottiglie, ad esempio di whiskey, che superano il secolo di età. Io stesso, ospite una sera, con due amici, nel suo ristorante, ho avuto il privilegio di assaggiare un whiskey invecchiato di 75 anni. Tutto questo, tuttavia, non deve spaventare potenziali clienti perché se si decide di bere birra o un vino a prezzi abbordabili (non ne mancano nella cantina del ristorante), si può gustare un’ottima cena spendendo meno di quanto si possa spendere in un ristorante medio italiano.
Ospiti illustri
La cartina di tornasole della professionalità di Angelo (che si sposa con una peculiare veracità ed il cocktail, per persone che sappiano vivere, può essere facilmente vincente) la troviamo immortalata sui muri del ristorante. Nel tempo si sono difatti avvicendati a Piccola Roma Palace membri di famiglie reali, star di Hollywood, politici, diplomatici e non solo. In particolare, Angelo ha avuto l’onore impareggiabile, nella cultura ospite (tradizionalmente monarchica), di avere diverse volte a pranzo o a cena la regina, la principessa e diversi membri della famiglia reale thai, il re del Bhutan ed altri importanti membri della famiglia reale bhutanese. A suo tempo del resto, in Europa, non mancò di offrire la sua arte alle famiglie reali inglese ed olandese. Le star di Hollywood, di passaggio a Chiang Mai, sono regolarmente sue ospiti (e lui non ha rinunciato a farsi immortalare “avvinghiato” ad Angelina Jolie).
Il volontariato con i cani e la benedizione del sangha
Ma non è finita qui. Angelo non è un signore, pur verace, solo nel suo ristorante. Mantiene una meritoria levatura anche nel poco tempo libero (il ristorante è aperto sette giorni a settimana ed Angelo non ama delegare altri alla gestione) che lui tende a spendere in compagnia dei suoi cani. La cosa singolare è che questi non sono tre o quattro e nemmeno sette o otto. Angelo si prende cura, in tutto, di circa 150 cani. Megalomane, come al solito! Il randagismo in Thailandia non è drammatico come, ad esempio, nella vicina India ma c’è pur sempre il problema di tante povere bestie che non hanno padrone e che potrebbero facilmente passarsela male. I monasteri buddhisti, in ottemperanza al principio della compassione insegnato dal Buddha e da sovrani illuminati come l’indiano Ashoka — i cui missionari diffusero il buddhismo in buona parte dell’Asia e che ancora rappresenta il modello del monarca esemplare — se ne prendono cura, non senza il supporto di Angelo. Lui non lesina certo sulle spese per cibo e, soprattutto, cure mediche. I suoi cani ricambiano con una toccante devozione e diversi monaci ed abbati del
sangha (comunità monastica thailandese) hanno con Angelo un rapporto di insolita famigliarità, riducendo, non di rado, quelle distanze fisiche che la tradizione prescrive loro di tenere con i laici. Angelo ha scelto che, giunto il giorno del grande passo, vorrà riposare (finalmente…) sul terreno di un monastero buddhista, a Chiang Mai, pur non rinunciando alla sua fede cattolica. Ma noi: VIP, uomini comuni e cani randagi, faremmo bene ad augurargli una lunga e verace presenza nel suo ristorante, dietro al suo carrello di paste fresche, funghi prelibati e bistecche blasonate o nel suo negozio di antichità asiatiche, soprattutto cinesi. Sì, perché Angelo oltre ad essere un Master Chef ha anche mezzo secolo di esperienza come antiquario ma questa è un’altra storia, di cui probabilmente torneremo a parlare.
Manuel Olivares (
www.viverealtrimenti.com)