Ricordo precisamente la sensazione di scetticismo che ho provato recandomi la prima volta in questo ristorante. Premettendo che non ero mai stata nel piccolo quartiere indiano di Parigi nel quale è situato, devo ammettere che la referenza di quarta mano del collega del fratello di un’amica, per quanto entusiasta, mi lasciava perplessa. Entrando ho schioccato un sorriso ironico alla vista delle piastrelle azzurre da barbiere e di una sorta di tabernacolo votivo con il ritratto di un uomo baffuto, collocato nel posto in cui il barbiere, in genere, tiene una televisione. Nel piccolo interno comunque si respirava un profumo invitante di cibo e in effetti gli avventori, oltre che numerosi, parevano soddisfatti dei piatti enormi che venivano loro serviti. Non completamente convinta avevo cominciato ordinando un lassi, e mentre lo sorseggiavo mi ero quasi immediatamente pentita di non aver imitato il mio accompagnatore che incuriosito aveva optato per un misto di badji: bignet alla farina di ceci con un ripieno di melanzane, gamberi, patate e cipolle.Vengono serviti accompagnati da salse varie: una raita di cetrioli, una a base di cocco e cardamomo, un chutney e una rossa e piccante. Fumanti, cicciotti, con un bel colore aranciato; in effetti deliziosi.

Così dopo aver sottratto un badji direttamente dal piatto del mio commensale il pasto era proseguito con un curry di agnello di media piccantezza cotto in un’alchimia di pomodoro, cipolla e spezie. Il piatto viene completato da riso basmati, raita, una passatina di ceci e okra saltata.La carne tenera e succosa, e la delicata fragranza del riso mi avevano definitivamente conquistato. Il pasto si era concluso molto serenamente, ricordo che non essendo riuscita a terminare il cibo, molto abbondante, avevo chiesto timidamente di portarlo a casa ed ero stata accontenta con garbo e sollecitudine.

Evitate i dolci se mangiate alla carta, proprio il dessert vi lascerebbe l’amaro in bocca, vista la schiacciante differenza qualitativa rispetto alle altre portate. Poco male: il resto presenta un rapporto qualità-prezzo decisamente onesto, si mangia con 15-20 euro alla carta ma ci sono anche dei menù a 9 (per cena,non per pranzo!) rammentando tra l’altro che le bevande costano meno che in qualsiasi altro locale parigino in cui io abbia mangiato. Non è certo un caso quindi che le targhette della celeberrima Guide de routard dal 1995 fino ad arrivare all’anno corrente troneggino in bella vista, ben evidenziate dallo sfondo blu che tanta ironia mi aveva suscitato inzialmente.

Dishny
25, rue Cail
75010 Paris
metro: la Chapelle