Salone dello Studente: Booming di competenze per l’Asia? solo per chi studia in Oriente.

Che l’Asia orientale rappresenti un’area di estremo interesse dove volgere competenze e preparazione accademica e tecnica è ormai una consapevolezza diffusa fra molti giovani e fra chi si occupa di formazione. Sono moltissime le scuole che hanno attivato percorsi di studio linguistico e laboratori culturali che guardano a East già dalla scuola dell’obbligo in Italia. Quello che però nessuno racconta è la difficoltà sostanziale nel far collimare competenze raccolte in anni di studio accademico in Italia con le necessità e i tempi di selezione di un mercato così dinamico e vorace come quello cinese per esempio, dove l’età media dei quadri di grandi aziende private è assolutamente identica a quella di uno specializzato italiano che inizia ad affacciarsi sul mondo del lavoro, per di pià con poca esperienza in ottica international, men che meno su Cina. Prospettiva differente ma per alcuni aspetti simile anche per Giappone, dove all’energia e dinamismo +7% data dal PIL cinese, si sostituisce un robusto e sostenuto sistema di selezione dei junior che parte dall’ultimo anno di Università e che porta i nyusha (neoassunti) a lavorare in azienda con contratti che non sono di apprendistato o internship già all’età di 24 anni. In Corea inoltre il livello tecnico nella preparazione della classe lavorativa e dirigente che parte dal mondo universitario è estremamente alto e funge da livello di selezione molto acuta ed è imprescindibile che un giovane desideroso di accedere al complesso mondo delle jaybol coreane possa farlo stando al di fuori del sistema accademico di riferimento. Una piccola sintesi la mia che richiama alla necessità di orientare i giovani ad una prospettiva di approccio concreto al mondo lavorativo in Asia orientale. Finché si consolida il messaggio che le lingue orientali unite a una semplice infarinatura di sistemi economici e politici possa rappresentare il termine ultimo per posizionarsi internazionalmente con un profilo organico utile a cogliere l’opportunità di lavoro su questi mercati, si continua a commettere un profondo sbaglio nei confronti di quanti ancora, per motivi di età o di inesperienza, non conoscano parametri di confronto con altri Paesi europei e soprattutto ignorino le dinamiche che coinvolgono i mercati di destinazione di Cina Giappone e Corea. Quanti sanno che è possibile accedere ad una bachelor degree direttamente in Asia? Quanti sanno che la competenza linguistica per superare un esame di ingresso in università in Cina Giappone e Corea sia facilmente raggiungibile ad un livello C1 e C2 in circa un anno e mezzo, massimo due, di studio intensivo della lingua che prescinda dalla scelta di un corso di laurea in orientalistica? E soprattutto quanto il sistema scolastico pubblico italiano riesce a competere in termini di accesso a servizi di formazione linguistica e culturale su Asia che in altri Paesi europei parte dalle scuole elementari e medie o addirittura lo preveda come standard curriculare nei licei preposti? Se si considera poi quante borse di studio rimangano inutilizzate in Japan e Korea per studenti europei che non accedono a posizioni di bachelor o master degree in università in Asia,e a quanti ragazzi invece non riescano ad accedere per affollamento di numeri a dei semplici programmi di scambio fra Italia e Giappone (magari della durata di appena qualche mese) ogni anno fra le fila di laureandi in studi orientali, possiamo renderci conto di quante informazioni non siano diffuse fra gli addetti ai lavori.   Il rischio di orientarsi ad una formazione ormai “limitata” in Italia per quanto concerne le lauree di riferimento, spesso troppo fondate su elementi teorici e poco legate al frame operativo dei mercati di destinazione, oppure che vedono classi di esercitazione linguistica con centinaia di studenti e un solo madrelingua coinvolto nel tutoraggio, o peggio ancora rallentate dalla difficoltà di assegnare cattedre e determinare nuovi programmi,  sono tutti elementi che rallentano l’accesso degli orientalisti made in Italy su mercati esteri ,che vedono assunzioni con perfette competenze linguistiche (spesso difficilmente raggiungibili in una bachelor italiana) e sostanziali competenze tecniche riconosciute dal mercato stesso perché acquisite direttamente sul posto in programmi di specializzazione a cui le aziende si rifanno per conoscenza di atenei, accademie e storicità di relazioni (elemento fortissimo soprattutto in Korea e anche in Giappone). Parlando con migliaia di giovani accorsi all’ultima edizione del Salone dello Studente organizzato da Campus Editori a Milano e interessati a conoscere meglio non tanto il programma formativo quanto riflettere sulla condizione contestuale dei mercati Asiatici a cui vorrebbero destinare la propria professionalità, mi sono reso conto di un problema di fondo: i ragazzi concepiscono un sistema di acquisizione delle conoscenze che possa essere arricchito di internazionalità basandolo esclusivamente  sulla tradizione italiana di matrice anni 90: laurea triennale + laurea specialistica ed Erasmus come esperienza fondante per parametri internazionali di studio. Pur essendo corretta in termini di fattibilità, mi chiedo però quanto questa visione corrisponda a un percorso, volente o nolente, sostenuto dalla globalizzazione dei servizi formativi al giorno d’oggi, che conduce migliaia di cinesi a laurearsi in Europa, porta migliaia di Europei (anche con programmi coordinati da Europa) ad accedere a lauree in paesi differenti da quello di provenienza, e soprattutto accelera competenze tecniche e di internship internazionali ancor prima che queste vengano concepite come elementi aggiuntivi al percorso accademico. In una riunione preliminare con gli organizzatori del Salone dello Studente nella cornice di una Milano alle porte di EXPO e che richiama alla necessità di esplorare e soprattutto concepire gli scenari umani del futuro prossimo in epoca ormai globale, si discute sulla possibilità di attuare per la prima volta in Italia un programma di orientamento che conduca Atenei e Accademie e Scuole di Specializzazione da Asia Orientale in Italia valorizzando dei focus tematici e di comparison con quanto si studia e impara in Europa. L’occasione sarà utile ai giovani per meglio conoscere le dinamiche professionali che concernono questi paesi e le competenze tecniche richieste dai mercati di destinazione, dall’altra ritengo che il confronto sarà doveroso e di stimolo per quanti operano nel settore della formazione accademica in Italia per meglio valutare prospettive sinergiche ma anche e soprattutto di cambiamento, troppo spesso rallentate da logiche istituzionali o burocratiche. E’ tempo che il rinnovamento abbia inizio.
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