Sekihan, riso…rosso!

In questi giorni in Giappone si sta svolgendo la Golden Week, una settimana di vacanze, escursioni e riposo che coinvolge tutto il paese. Non tutti in occidente sanno che in Giappone l’anno scolastico e finanziario inizia in primavera, a differenza che nel nostro paese dove come sappiamo sono l’estate e il capodanno a segnare l’inizio e la fine dei due diversi periodi. Alla fine del mese di Aprile molti lavoratori prendono da una settimana a dieci giorni di ferie, approfittando della successione di diverse feste nazionali quali il giorno dedicato al verde e alla natura, il Midori no Hi (29 Aprile), il giorno della Commemorazione della Costituzione, il Kenpo Kinenbi, che si riferisce alla Costituzione del 1947 e si festeggia il 3 Maggio, e il Giorno dei Bambini, il Kodomo no Hi, che cade il 5 Maggio.

 

Dal 1985 in poi è sto dichiarato giorno festivo anche il 4 Maggio. Queste feste costituiscono quindi il corpo centrale della Golden Week giapponese, che è caratterizzata dal clima tiepido ed è ottima per compiere escursioni e viaggi nelle località turistiche di tutto il paese.

Ovviamente un popolo numeroso come quello giapponese che si sposta contemporaneamente crea un’ulteriore tradizione: un traffico infernale e un sovraffollamento negli aeroporti nazionali e internazionali!
In questo periodo infatti sono anche molti i giapponesi che approfittano di questi giorni di festa per visitare i paesi esteri prima di tuffarsi a capofitto negli impegni lavorativi o di studio del “nuovo anno”.

Il 5 Maggio, l’ultimo giorno della Golden Week è come abbiamo già detto il giorno dedicato ai bambini maschi (kodomo significa infatti bambino o bambini, anche se non specifica il sesso).
Le bambine (che circa un mese prima, il 3 Marzo, hanno festeggiato l’Hina Matsuri, la Festa delle Bambole completamente dedicata a loro nella quale vengono esposte in ogni casa le tradizionali bambole -Hina Ningyo- in abito tradizionale di corte) sono in questo giorno escluse dai festeggiamenti.

Per festeggiare i bambini maschi ed augurargli forza e fortuna vengono esposte nelle case bambole vestite da guerrieri (Musha Ningyo), in particolare “bambolotti” in tenuta da samurai o rappresentanti personaggi mitici come i piccoli e fortissimi Kintaro o Momotaro, protagonisti di alcune storie e leggende tradizionali continuamente riprese anche in tempi moderni in molti cartoni animati, telefilm e sceneggiati per bambini e non.

Oltre alle bambole o in sostituzione di esse si espongono delle riproduzioni di elmi, spade, archi e frecce simboli degli antichi guerrieri samurai, fuori della casa, attaccati ad un’asta si mettono degli “striscioni cilindrici” di carta o stoffa rappresentanti delle carpe simboli di lunga vita e fortuna, chiamati Koinobori, che fluttuano al vento tiepido di quei giorni.
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Facendo un giro nei vari negozi in Giappone prima del Kodomo no Hi, una delle prime cose che colpisce è l’investimento economico necessario da compiere volendo comprare ad esempio una teca in vetro di medie dimensioni contenente già un bambolotto armato di tutto punto con due o tre accessori vicino come un ventaglio o un elmo.

Per l’equivalente di diverse centinaia di Euro quello che si compra non è purtroppo niente di artigianale o tradizionale: la maggior parte dei pezzi delle armi o degli accessori sono infatti di plastica colorata e le stoffe sono semplicemente stampate con colori acrilici e scelti con poca cura.
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Nonostante ciò si continuano a produrre e comprare tali prodotti (ci sono addirittura negozi o reparti dei centri commerciali specializzati in questo tipo di oggettistica), forse anche perché la tradizione e la superstizione in Giappone vanno di pari passo con l’esigenza di non disattendere le aspettative altrui, figli o invitati nella propria casa che siano. Per non parlare del vicino di casa che potrebbe chiedervi come mai non avete esposto la vostra “carpa fluttuante” in un giorno così importante!

Il piatto tipico legato al Kodomo no Hi che vi illustriamo nella ricetta di questa settimana è il Sekihan.

Sekihan (Seki significa Rosso e Han significa Riso) è un piatto molto semplice a base di fagioli rossi di soia, gli Azuki che già abbiamo utilizzato in altre ricette, e il riso. Questa ricetta non è legata soltanto al Kodomo no Hi ma a tutti gli eventi lieti e benaugurali, come matrimoni, promozioni, ricorrenze e addirittura per festeggiare la comparsa del primo ciclo per le ragazze!

Il Sekihan non poteva mancare quindi anche nella festa dei bambini.

Prima di iniziare soltanto una piccola precisazione: come i più attenti avranno notato molte modalità di preparazione e molti ingredienti sono ricorrenti. Questo è dovuto anche e soprattutto alle origini della cucina giapponese tradizionale che per molti aspetti si potrebbe definire una cucina “povera” nell’accezione che questo termine può avere in campo culinario riferendoci alla reperibilità degli ingredienti. Va da sé che molte ricette hanno più o meno la stessa base di preparazione e che a volte cambiano soltanto gli accostamenti tra gli ingredienti o qualche piccolo accorgimento.

Nel caso del Sekihan ad esempio gran parte è stato già affrontato nel dettaglio nelle ricette dove spiegavamo la corretta preparazione del riso bianco o l’utilizzo dei fagioli rossi di soia Azuki. Se alcune ricette vi dovessero pertanto apparire più brevi del solito sarà soltanto perché il lavoro o le informazioni di base sono già a vostra disposizione nei precedenti articoli, ai quali potrete sempre far riferimento sia utilizzando il calendario del blog dei mesi passati che le Tag, le parole chiave che sono sotto ad ogni articolo e che vi rimandano a tutti gli articoli dove questa parola è già stata utilizzata.

Detto ciò, al lavoro con il Sekihan!

Sekihan
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Ingredienti (5-6 persone circa):

2 bicchieri di riso
fagioli rossi di soia Azuki (¼ di bicchiere)
sale

Preparazione:

Lavare il riso come abbiamo già indicato nelle precedenti ricette. Il riso adatto a questa ricetta, quello “perfetto” è il Mochigome, ossia il riso che viene anche utilizzato, battuto più e più volte, per fare il Mochi, un impasto morbido e colloso che viene poi mangiato in diverse maniere. Il Mochigome è più pregiato perché più ricco di amido degli altri tipi di riso. In ogni caso potrete utilizzare anche altri tipi di riso cucinandolo come nelle altre ricette (vedi ad esempio Shiro Gohan). La ricetta comunque come tempi di cottura è riferita al Mochigome.

Lavare i fagioli Azuki e scolare l’acqua. Metterli in una ciotola separata dal riso.
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Sia i fagioli che il riso dovranno quindi stare in ammollo in due diversi recipienti con acqua pulita. I fagioli dovranno rimanere nell’acqua per circa un’ora (minimo) e il riso per circa 5 ore nel caso del Mochigome mentre per il riso normale è abbastanza mezz’ora.

Passata l’ora per i fagioli, metterli (anche con la stessa acqua) in una pentola e portare ad ebollizione. L’acqua deve essere tanta, almeno superare di due volte il livello dei fagioli nella pentola, quindi in caso aggiungere altra acqua a quella usata precedentemente per l’ammollo. Quando l’acqua bolle, scolare i fagioli e sostituirla con nuova acqua fredda e di nuovo porre il tutto sul fuoco. Continuare a cuocere a fuoco basso. Se l’acqua dovesse evaporare eccessivamente continuare ad aggiungerne altra. In seguito dovremo utilizzare l’acqua della cottura ed è quindi necessario non rimanere senza!

Quando l’acqua bolle, abbassare il fuoco e aggiungere un cucchiaino di sale. I fagioli non devono muoversi. Questo è il parametro per regolarsi con il fuoco ed evitare che i fagioli si aprano o si sfaldino. In questa ricetta a differenza delle altre come l’Anko per i Dorayaki, è importante che i fagioli mantengano la loro forma e consistenza.
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Nella foto sotto vedete i fagioli una volta cotti. Se potete schiacciarli tra le dita ma avvertire comunque una minima “resistenza”, se non sono né troppo duri né si sfaldano troppo facilmente sono cotti al punto giusto.
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Spegnere quindi il fuoco. Dovrebbe essere rimasta molta acqua nella pentola. Lasciare quindi da parte il tutto per iniziare con il riso.

Scolare il riso dall’acqua. E’ necessario un supporto per cuocere al vapore. Se non avete una pentola con questo accessorio è possibile procurarsene uno come quello nella foto, di quelli adattabili a diverse misure di pentole.
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Su questo recipiente stendere della carta da forno. Sulla carta praticare con uno stecchino alcuni fori (5 o 6 sono sufficienti). Porre quindi sulla carta da forno il riso bianco.
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Togliere momentaneamente la carta e il riso (insieme, senza separarli) e porre il supporto per la cottura al vapore in una pentola abbastanza alta. Nella pentola deve esserci dell’acqua che non superi in altezza il supporto. Accendere quindi il fuoco e portare ad ebollizione. Quando l’acqua bolle, mettere sul supporto la carta forno con il riso.

Mettere alla pentola il coperchio avvolto in un canovaccio per evitare che le gocce che si formeranno nel coperchio ricadano sul riso che dovrà cuocersi esclusivamente al vapore e non inumidirsi con le gocce. Cuocere quindi per circa 15 minuti. Mantenere in ebollizione per tutto il tempo.

Spegnere il fuoco ed aggiungere sopra al riso tutti i fagioli e l’acqua utilizzando un cucchiaio e spargendola per 3-5 volte su tutta la superficie.

Rimettere il coperchio e continuare a cuocere mantenendo in ebollizione (se non sentite nessun rumore l’acqua potrebbe essere evaporata e bisognerà aggiungerne di nuovo!) per circa 10 minuti.

Prima di spegnere il fuoco assaggiare il riso per saggiarne la cottura. Spegnere quindi il fuoco e lasciare nella pentola con il coperchio per cinque minuti.

Adesso potete mischiare il riso e i fagioli e dividere in porzioni. Se tutto è stato fatto correttamente, il riso dovrebbe aver assunto un colorito rosso-rosato che dà appunto il nome Sekihan alla ricetta, ossia riso rosso.
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Solitamente il Sekihan viene servito e consumato freddo ( anche caldo però va bene anche se potrebbe risultare un po’ più pesante e “colloso” nel caso abbiate utilizzato il Mochigome…).
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Come per molte altre ricette con il riso, quello in eccesso ( o anche perché vi piace di più così!) potrà essere utilizzato sotto forma di pratici Onigiri, ripieni, vuoti, con alghe o senza!
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Alla prossima!

 

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