Bangkok – Dopo dieci anni di performance sottotono, la Thailandia è ora pronta a riprendere un percorso di vigoroso sviluppo economico. Il 2010 – con un tasso di crescita del PIL del 7,8% – ha segnato l’inizio della svolta, rappresentando uno degli anni più prosperi dell’intera storia del paese. La ripresa economica globale, con il conseguente incremento delle esportazioni, e il programma di spesa ideato dal governo, hanno contribuito in maniera determinante ai risultati raggiunti. Circa il 2,3% della crescita economica è da attribuire proprio all’intervento del governo, che ha investito un totale di 8 miliardi di dollari in risorse idriche, agricoltura e logistica. Il settore manifatturiero, che produce il 44,50% del PIL, non si è fatto trovare impreparato di fronte all’aumento della domanda globale, derivante dal graduale dissolvimento della crisi finanziaria del 2008-2009. I beni che hanno dominato la produzione industriale per l’esportazione sono stati i prodotti elettronici, gli elettrodomestici e le automobili.
Il settore automobilistico è uno dei “core business”: il paese si classifica come dodicesimo produttore di auto al mondo, e punta a rientrare tra i primi dieci entro il 2015, aumentando la capacità produttiva da 2 a 3 milioni di vetture all’anno. Il comparto spazia dalla produzione dalle singole parti al montaggio finale.
La domanda interna è uno stimolo molto importante, nel Novembre 2010 è stato registrato il picco più alto di vendite domestiche mai raggiunto: più di 700.000 veicoli. Inoltre, la recente produzione di motori particolarmente efficienti o “eco-friendly”, in tempi di aumento del prezzo del carburante, è sicuramente un fattore in grado di alimentare ulteriormente l’espansione generale di tale mercato e la sua attrattività all’estero. Finora gli investitori stranieri più interessati al reparto automobilistico thailandese sono stati Giappone, Stati Uniti, Germania, Australia, Singapore. L’Italia, da quest’anno, ha un rappresentante di rilievo: Ducati ha infatti deciso di aprire uno stabilimento di assemblaggio finale. L’azienda chiarisce che i motocicli prodotti nel paese asiatico saranno venduti esclusivamente nell’area circostante. Anche Nissan e Ford stanno espandendo le loro operazioni nel paese, a dimostrazione dell’aurea di successo e fiducia che emana, anche oltre confine, tale industria “made in Thailand”.
Il turismo è un settore altrettanto fondamentale. Nel solo mese di Dicembre 2010 il paese ha accolto più di 1,2 milioni di visitatori. Per l’intero 2011 è previsto un record di 15 milioni.
Per quanto riguarda le relazioni internazionali, la Thailandia, membro costitutivo dell’ASEAN, sta recentemente negoziando con l’India un Free Trade Agreement che porterebbe ad un balzo notevole delle transazioni commerciali tra i due paesi. L’India rappresenta un partner potenzialmente complementare ed estremamente compatibile per il paese del Sud Est asiatico. La Repubblica Indiana, pur essendo molto sviluppata nell’ambito dei servizi e dell’IT, deve ancora compiere il passaggio definitivo da economia di tipo agricolo ad economia industriale. Le imprese manifatturiere thailandesi potrebbero dunque trarre alti profitti dal ceto medio indiano, che costituisce una massa di consumatori sempre più orientata a beni quali elettrodomestici e autovetture. Allo stesso modo, il settore finanziario indiano può ricercare numerose opportunità di investimento nel territorio thailandese, purché le trattative portino a un smussamento delle barriere protettive che ancora persistono in alcuni settori.
Gli investimenti esteri in Thailandia contano per circa il 50% del totale delle risorse impiegate nel territorio thailandese e vedono come primo “contributor” il Giappone, seguito da Cina e Stati Uniti. I flussi sono destinati prevalentemente all’industria del trasporto e dei macchinari, al settore immobiliare e in misura minoritaria al settore minerario. Man mano che il paese ha rafforzato il suo ruolo di piattaforma di produzione per l’esportazione, anche la maggior parte dei progetti esteri ha iniziato a servire tale area di attività. Gli investimenti esteri che finanziano direttamente il mercato interno sono principalmente quelli riguardanti il real estate.
All’interno dell’ASEAN, la Thailandia deve affrontare la concorrenza di Vietnam, Indonesia e Singapore. La Thailandia e Singapore hanno guadagnato l’aumento in investimenti esteri più consistente rispetto al livello pre-crisi asiatica del 1997, segnando rispettivamente un +8% e +14% nel 2009. In realtà Singapore è in una posizione dominante, potendo contare su tecnologie e industrie di cui gli altri paesi non sono ancora dotati (apparecchiature mediche in primis). La Thailandia si trova invece sullo stesso livello di Vietnam e Indonesia, poiché anch’essi attraggono gli investitori stranieri in ragione del basso costo del lavoro, della presenza di risorse naturali e di un mercato domestico in continua espansione.
Anche dal punto di vista politico, il paese si appresta ad affrontare una nuova sfida: le ultime elezioni politiche, hanno visto sconfitto il Partito democratico in carica a vantaggio dell’opposizione, il Partito Puea Thai, che deve ora dimostrare di poter coltivare e mantenere un adeguato equilibrio economico-sociale.
Attualmente, la Thailandia è la ventiquattresima economia del mondo in termini di potere d’acquisto, e la seconda nell’area del Sud Est asiatico. Per il 2011 si stima un incremento del PIL del 4% rispetto al 2010.
Il rilancio esplosivo dell’anno scorso ha diffuso l’ottimismo e alzato le attese sulle future performance del paese, che sembra in grado di proiettarsi nelle posizioni di vertice dell’ economia mondiale, al fianco delle grandi potenze sviluppate.
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Lorenzo Riccardi – Dottore commercialista, Shanghai
lr@rsa-tax.com – RsA Asia