Il vento di riforme che sta attraversando il Sud-Est asiatico non risparmia il Myanmar. Gli interventi in ambito economico e fiscale degli ultimi mesi portano il paese membro dell’ASEAN all’attenzione degli investitori esteri, grazie a flussi in entrata per circa venti miliardi di dollari e ad una crescita del PIL attorno al 6% nell’ultimo.
L’ultimo intervento in ordine di tempo è l’inaugurazione di un’Area Speciale in Muse, al confine con la Cina. A differenza delle altre zone atte alla promozione economica e all’attrazione degli investimenti esteri grazie ad aiuti fiscali, la citta’ di Muse prevede un canale diretto con il centro di Ruili, situato nella vicina regione dello Yunnan, nella Cina Meridionale. È quindi chiaro come la seconda economia mondiale sia un partner fondamentale nello sviluppo del Myanmar.
La crescente apertura verso il gigante asiatico è solo l’ultimo stadio nel processo di integrazione economica regionale che sta caratterizzando l’aria del Sud-Est asiatico. Sono numerosi i progetti intrapresi da Pechino nell’ex colonia inglese, per un valore complessivo di 14 miliardi di dollari di investimenti. Ricoprendo sempre maggiore rilevanza negli scambi diretti, la scelta di Muse non è casuale, dal momento che più della metà dei traffici diretti in Cina passano proprio dalla zona designata per la nuova Zona Speciale.
La grande sfida è ora una crescita sostenibile. Il boom è infatti giunto in una fase in cui il paese presenta un marcato deficit in termini di infrastrutture e servizi. La gran parte dei progetti inoltre interessa aree ancora a forte connotazione agricola, nelle quali il vertiginoso incremento dei prezzi in atto potrebbe colpire duramente le popolazioni locali. Infine, la scarsa stabilità politica al momento rappresenta un notevole freno agli investitori esteri in cerca di maggiori garanzie. Il progetto di Muse sembrerebbe dare risposta a tutte queste incognite, e darebbe al Myanmar lo slancio definitivo per diventare uno dei nuovi giganti produttivi dell’Asia orientale.